Trio Cavalazzi & Riccardo Sinigaglia ACUSTICA < > ELETTRICA
Italia
Possiamo apprezzare alcuni lavori musicali per una serie di ragioni diverse. Alcuni sfoderano una narrativa che sa leggere molto bene il nostro presente e le sue problematiche, altri preferiscono muoversi su codici astratti, che siano sperimentali o elettronici. Altri ancora possono proporre letture etnografiche tanto volte ad una disanima del passato e della tradizione quanto provare a sondare il futuro attraverso atmosfere spaziali o psichedeliche. Poi ci sono delle proposte capaci di andare oltre qualunque stilema e galleggiare al di là del tempo e dello spazio. La musica opera d’arte, il classico sempre attuale. Riccardo Sinigaglia (nella foto giù a destra), maestro indiscusso dei tasti (tanto nel repertorio acustico che elettronico, tra pianoforte, farfisa, moog e addirittura synthi EMS) si misura con l’ineccepibile tecnica esecutiva del giovanissimo Trio d’archi Cavalazzi (Alessio ed Elisa al violino, e Andrea al violoncello, nella foto giù a sinistra). Due generazioni lontane, non tanto anagraficamente parlando ma per concomitanze storiche e socio culturali. Dimostrano invece che la musica può attingere a potenziali espressivi e comunicativi profondissimi e superare le barriere semantiche. Musica come linguaggio primordiale e primigenio, musica come evoluzione e trasposizione del linguaggio stesso.
Musica come modalità che rinnova e rilegge il linguaggio alla luce di tutti i cambiamenti esterni ed interni. Ma questo piccolo gioiello che mette a confronto e fa interagire attraverso l’alternanza minore maggiore < > l’acustica e l’elettronica è un emblematico e sfrontato disco delle risposte. Raccoglie sfide proverbiali tra paradigmi portanti e non si limita a misurarne le potenzialità o il peso specifico nello svolgimento procedurale. Semplicemente ne dimostra la bellezza nella simbiosi indissolubile. Tutto è funzionale alla tessitura poetica. Tanto è vero che quasi non si percepisce nel flusso fluente e sinuoso del suono la fonte di emissione. O per meglio dire a volte se ne avverte l’intercambio timbrico, il gioco complice dell’inversione di ruoli, un dialogo serrato d’intesa.
“Acustica < > Elettrica” procede con questi parametri di fusione anche nell’evoluzione dei singoli brani. Parti più strutturate capaci di richiedere sincronia, melodie che prendono piede dagli incastri ritmici brillanti e poi sfumature evanescenti e trascinanti che forse si affidano ad un continuum improvvisato sulla scia dell’ispirazione, del sentire subitaneo. La sfrontatezza alla quale si accennava deriva quindi da un’istintiva rottura degli argini dettata da uno smisurato amore per il suono generato da una sintonia, da un incontro di anime e alchimie. Adelio Fusé questa alchimia la evoca nelle note citando un ideale connubio di estetiche tra Anton Webern, Béla Bartók e Terry Riley. Studi al conservatorio dedicati alla composizione, a rigorosi approcci allo strumento e approdi esistenziali verso una libertà che consapevolmente si lascia contaminare e giocosamente prova a testare traiettorie differenti. I sei brani sono in realtà tre movimenti suddivisi in pensiero (acustico) e alter ego (elettrico) che in un ideale duello aperto a tutte le possibilità finisce per lasciare spazio al suono essenza. La sfrontatezza è anche vincere la sfida con questa naturalezza, il prodigio oltre l’intento.
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