The Doubling Riders: "Garama" Ristampe
Italia #consigliatodadistorsioni
Negli anni ’80, un progetto italiano veramente outsider rispetto ai generi predominanti e all’influenza new wave a cui gran parte di essi si rifacevano, fu quello dei Doubling Riders. Non a caso le prime uscite a nome F.P. & The Doubling Riders “Doublings & Silence Vol. 1 e 2", uscirono per la oscurissima ADNnel 1985 e nel 1988.
Una serie di talenti a livello internazionale ruotavano intorno a questo gruppo sdoganato e incatalogabile, che aveva tra le proprie fila artisti e musicisti dell’avanguardia e dell’improvvisazione di quel periodo. Francesco Paolo Paladino e Pier Luigi Andreoni provenienti dall’esperienza di minimal elettronica sperimentale e visionaria degli A.T.R.O.X (proprio recentemente la Spittle Recordse Oltrelanebbiailmare hanno ristampato due epici lavori: “The Night Remains” del 1982 e “Water Tales” del 1984). Riccardo Sinigaglia, proveniente da “Futuro Antico” (anche questo disco omonimo del 1980 è stato ristampato dalla Black Sweat Records nel 2015 insieme ad altre registrazioni del periodo: “Dai Primitivi all’Elettronica”, sempre a nome Futuro Antico) Correnti Magnetiche.
The Doubling Riders chiama in causa e si ricollega, per una serie di analogie, con la visual art più astratta che stava brulicando nei settori underground e fuori dai riflettori. Personaggi ricorrenti erano attivisti culturali come Mario Canali, che con Sinigaglia collaborava nell’ambito della video grafica e computer project, Vittore Baroni, Enrico Marani e Manitù Rossi, esperti di collage multimediali e mail art e presenti con Andreoni e Paladino in lavori editati da Il Museo Immaginario, stessa label che nel 1991 diede alle stampe questo “Garama”.
Garama apre alle nuove frontiere del suono e della percezione sensoriale. Ingloba la vecchia scuola classica e la musica concreta, l’etno world, ambientale, l’elettronica e l’industrial e fonde queste attitudini ricercando un’armonia universale. La californiana Time Released Sound mette in gioco il suo prestigio per riportare alla vita questo prezioso gioiello, che rappresenta la sua prima operazione di ri-editing. Due versioni disponibili: l’edizione limitata a sole 75 copie che ripropone in tutta la sua bellezza l’estetica della manifattura e la cura del visivo che era parte integrante del collettivo TDR, la versione digipack sempre limitata a 150 esemplari.
I nove brani del disco galleggiano in un immaginario esotico ed esoterico che, come nella narrazione che ci fa Plinio il Vecchio della misteriosa capitale del Sahara e al misterioso popolo che la abitò, Garama appunto, deve la sua grande fascinazione alla labilità dei confini temporali che uniscono l’arcaico, il rupestre, l’ancestrale, il ritorno alla natura e il magico, il futuribile, l’oscuro, il mistico. Alla scarsità di informazioni capaci di dargli collocazione. Plus Nubiae, Oltre Cydamus sono messaggi criptici tracciati con l’amazzonite.
Evocazioni visionarie in cui gli strumenti tradizionali e la voce (Garama, Triboli Gao) vengono attraversati da una serie di eco sintetiche. DJerat si riappella ai corrieri cosmici, alle propulsioni spazio siderali messe in relazione con le modulazioni vocali, il celestiale suono delle origini. Impossibile non pensare a Terra di Benedetto e Albergo Intergalattico Spaziale.
I tocchi percussivi e l’ambient fusion progressivo di Kaossen sfoggia tutta la complessità e la soavità di grandi concept come lo stesso Futuro Antico. La superba I Graffiti di Orione e delle Pleiadi è una suite elettro acustica che sembra voler compiere l’anamnesi del suono e della vibrazione. Field recording, folk scarnificato, grovigli di timbriche, vacuità ad alto coinvolgimento emotivo. Dedicata all’archeologo francese Henri Lhote (scomparso proprio nell’anno di uscita del disco) e alle sue ricerche sulla civiltà Tuareg.
L’ipnagogia mimica e fiabesca, la psichedelia decadente, l’improvvisazione, la ritualità legata al culto della terra. C’è dentro un pezzo della nostra identità in questo disco. Si riannodano i fili tra tradizione e contemporaneità. Impossibile non pensare allo strabiliante lavoro multimediale che Francesco Paolo ha realizzato con Aaron Moore: “The Son of Unknow Fish”, all’”Antico Adagio” di Lino Capra Vaccina, alla classicità collegata all’avanguardia del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza o Le Stelle di Mario Schifano. La musica delle sfere, che abbatte i confini del tempo e dello spazio.