Motta + Andrea Nabel + Andrea Laszlo De Simone Flowers Festival 10 Luglio 2018 , Torino, Parco della Certosa (Collegno)
Giunto alla quarta edizione, il Flowers Festival è ormai un punto di riferimento costante nell'estate torinese, come sempre preceduto da una serie di iniziative "a tema", anch’esse organizzate dall'associazione culturale Hiroshima Mon Amour e la Cooperativa Culturale Biancaneve, ideatrici del progetto decollato nel 2015. Quest'anno il Flowers Festival si svolge dal 10 al 21 luglio con esibizioni di nomi del circuito "giovane" come Sfera Ebbasta, Coez, Gemitaiz (qualcuno più che discutibile) e l'esordio con il botto: Motta. L’atmosfera è sempre rilassata, in contrasto con la destinazione precedente della struttura ospitante: il Parco della Certosa di Collegno, alle porte di Torino, circondava il Manicomio. Laddove erano camicie di forza e persone “curate” con dosi di elettroshock, stasera vi sono diversi punti di ristoro e un bel palco, merito di un’organizzazione impeccabile e ormai rodata.
10 Luglio 2018: Motta + Andrea Nabel + Andrea Laszlo De Simone
Quando cominciano a librarsi le prime note della chitarra acustica di Andrea Nabel (nella foto) sono passate da poco le 21:00 e il pubblico è ancora scarso, ma la performance è comunque seguita con interesse: il giovane pugliese è in grado di tenere il palco armato della sola chitarra e di far apprezzare le proprie canzoni, risultando coinvolgente nonostante l’assenza della strumentazione che arricchiva le versioni in studio del piacevole “Punto E Basta!” (2017).
Strumentazione che, invece, non difetta ad Andrea Laszlo De Simone (nella foto), moniker che battezza il combo di sei elementi dell’ex batterista dei Nadar Solo, adottandone il nome. Echi battistiani, accenni di prog, atmosfere anni '70 molto vicine a quelle del notevole “Uomo Donna” che lo scorso anno aveva riscosso vari consensi di critica.
Mano a mano che il tempo scorre la zona antistante il palco vede crescere il numero degli spettatori, fino alla lunga introduzione che a partire dal tappeto di tastiere e percussioni, poi raggiunte da batteria cadenzata, basso dinamico e chitarra “circolare”, vede l’ingresso teatrale di Motta. Alternando istanti di fissità a percorsi sul palco a lunghe falcate, o salti intervallati ad abbracci per salutare uno a uno i musicisti (per i quali avrà parole di sinceri apprezzamento e affetto), fino al raggiungimento dei due rullanti, che tornerà nuovamente a percuotere varie volte nel corso della performance, Francesco Motta affronta il suo pubblico (età media molto giovane, ma abbiamo individuato anche zazzere canute e persino un paio di ultra settantenni visibilmente compiaciuti) con una resa di Ed È Quasi Come Essere Felice ancora più potente e ipnotica rispetto alla versione che apriva l’ultimo disco, seguita a ruota da La Fine Dei Vent’anni, title-track del precedente, anch’essa più decisa, caratterizzata da un sound compatto, “da gruppo”, con il leader a saltare esaltato dall’accoglienza tributatagli dagli astanti, ai quali si rivolgerà gridando un “siete belli, bellissimi!”. Chi non era presente lo considererà ruffiano e demodé, ma porto con tale sincerità da risultare disarmante. D'altronde, il ragazzo è sempre stato molto comunicativo e lo manifesterà anche stasera, dimostrando una volta di più di tenere al proprio pubblico, che considera una valvola di sfogo "confessionale", alla quale rivelare alcuni aspetti delle fatiche dell'essere musicista (“Mi piace fare concerti, ma odio scrivere le canzoni”) o della propria storia e delle proprie idee (“Se c’è qualcuno tra di voi che ha votato Salvini, beh, gli devo dire che delle mie canzoni non ha capito un cazzo e se ne può anche andare”), nonché alla quale introdurre e descrivere le canzoni.
L'arpeggio iniziale dell'acustica di Motta che inaugura Quello Che Siamo Diventati viene riconosciuto subito e il coro "vieni via con me" è cantato all'unisono dall'audience, quindi la splendida Vivere O Morire che, come su disco, la segue e tiene incollati per quel suono, con la batteria di Cesare Petulicchio (vi dice niente il nome John Spencer Blues Explosion?) e le percussioni di Simone Padovani libere di sottolineare in maniera più significativa il loro apporto. La Prima Volta e Chissà Dove Sarai vedono un'esecuzione splendida, specie la seconda, sostenuta magnificamente dalle tastiere di Leonardo Milani e arricchita da una coda che fa comprendere definitivamente che siamo al cospetto di un grande concerto rock, come testimoniato analogamente da una favolosa Per Amore E Basta, sottolineata dall'ottima chitarra di Giorgio Maria Condemi, che da questo punto in poi sarà protagonista di scenari psichedelici inauditi in ambito cantautorale. Salto all'indietro: Prima O Poi Ci Passerà viene dall'album precedente, come la seguente, e con quel ritmo frenetico è perfetta per una Del Tempo Che Passa La Felicità introdotta da un tappeto percussivo, punteggiato dal basso poderoso di Federico Camici, che le dona nuova vitalità. Si torna a "Vivere O Morire" (che verrà eseguito interamente, mentre "La Fine Dei Vent'anni" vedrà l'esclusione di un paio di pezzi) con le atmosfere cubane della magnifica E Poi Ci Pensi Un Po', anch'essa allungata da una coda latineggiante a metà tra Buena Vista Social Club e Los Lobos (quelli più rock e psichedelici), che sfocia in una Prenditi Quello Che Vuoi quasi krauta.
E' uno spettacolo di livello decisamente superiore alla media: Francesco è sempre più consapevole dei propri mezzi, del proprio valore, il gruppo lo segue perfettamente, assecondando l'umore del leader. Tornano i rullanti al centro della scena, Motta inizia a percuoterli e Roma Stasera placa la sete di "musica totale" del pubblico fino al lancio finale delle bacchette. Un altro brano (come i due precedenti e la coppia che seguirà) dal primo album: Se Continuiamo A Correre, acidissima, mantiene alta la tensione, mentre Abbiamo Vinto Un'Altra Guerra torna in territori più tranquilli. Siamo giunti al gran finale: "Con Sinigallia abbiamo scritto questa canzone: è dedicata a una ragazza trans" e le prime note di quella perfetta pop song chiamata Sei Bella Davvero fanno scatenare anche i più placidi, ed è un'unica voce a levarsi nel cielo di Collegno, fino al momento in cui tocca annunciarla: "Ragazzi: ne ho fatti due di dischi, eh?, quindi questa è La Nostra Ultima Canzone". Motta fa scatenare il suo pubblico, lo invita a cantare e si gode il momento, sinceramente compiaciuto per l'accoglienza ricevuta. Ma il ragazzo ha capito di avere in pugno quella folla e sa di potersi permettere di eseguire ancora un pezzo, magari uno del suo vecchio gruppo, i Criminal Jokers: "Perché se non lo faccio io, queste canzoni non le canta nessuno". Ma la vera sorpresa è che Fango si dimostra conosciuta da molti, parola per parola, nota per nota, e quando Francesco lascia il palco è visibilmente contento della serata, tanto da tornare poco dopo per regalarci ancora Mi Parli Di Te, un testo che gli ha permesso di chiamare suo padre "babbo" anche in una canzone, come aveva rivelato in occasione dell'incontro di presentazione dell'ultimo disco, aggiungendo che non era stato facile, ma era stato bello. Bello come un concerto di questo ragazzo in crescita costante: non perdetelo se capitasse dalle vostre parti, di spettacoli simili non se ne vedono molti, dalle nostre parti.
Set List
Ed È Quasi Come Essere Felice, La Fine Dei Vent’Anni, Quello Che Siamo Diventati, Vivere O Morire, La Prima Volta, Chissà Dove Sarai, Per Amore E Basta, Prima O Poi Ci Passerà, Del Tempo Che Passa La Felicità, (medley) E Poi Ci Pensi Un Po’/Prenditi Quello Che Vuoi, Roma Stasera, Se Continuiamo A Correre, Abbiamo Vinto Un’Altra Guerra, Sei Bella Davvero, La Nostra Ultima Canzone, Fango (Criminal Jokers), (Bis) Mi Parli Di Te
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