Vinicio Capossela 6 dicembre 2012, Deposito Giordani, Pordenone
Il Deposito Giordani di Pordenone è tornato a riempirsi con il pubblico delle grandi occasioni per tributare un omaggio a Vinicio Capossela, il “cantante confidenziale” da sempre molto amato dalla città, sin da quando comparve per la prima volta tra le fumose mura della birreria Monaco, poco dopo l'uscita del suo allora secondo album “Modì”. A quella sera seguì una data al Rototom (nella sua versione pordenonese all'ex Planetarium), poi una serata estiva tutta dedicata al tango e alla morna, fino al tutto esaurito al Teatro Verdi lo scorso anno durante la tournèe di “Marinai, poeti e balene”. Ogni volta uno spettacolo diverso, sorprendente, a tratti magico, come è stato quello del 6 dicembre 2012, penultima tappa del tour con i suoi rebetici ginnasti, la versione invernale della tournèe estiva . Dopo il mare arriva il porto. Dopo l'album dello scorso anno dedicato al mare e a tutte le sue storie è arrivato, con l'album “Rebetiko Gymnastas”, il lavoro dedicato alle musiche di porto, alla Grecia, alla sua cultura, ma in modo particolare al “rebetiko”, sorta di folk urbano tra i più amati e conosciuti al mondo, capace di fondere ad un tempo allegra spensieratezza e malinconica consapevolezza, elementi che da sempre contraddistinguono i luoghi di mare.
Nella sua lunga rincorsa alla ricerca dei suoni legati alla tradizione, non solo del nostro paese, il cantautore nato in Germania, di origini meridionali, ma ormai adottato da tutti luoghi nei quali ha suonato, è giunto finalmente a rendere omaggio a una tradizione musicale, quella greca del rebetiko, così intensamente legata a tutta la cultura mediterranea (da quella dell'Italia insulare alle innumerevoli varianti di quella balcanica), da creare un naturale collegamento con tutta la sua produzione precedente. Così mentre fuori il gelo governa le ombre delle prime ombre della sera, dentro il Deposito Giordani le luci giallastre del palco illuminano una scena nella quale campeggiano quattro spalliere, tipo vecchia palestra delle scuole medie, davanti alle quali il Capossela comincia ad agitarsi sotto uno dei suoi tanti cappelli insieme alle note di Misirlou, un classico del rebetiko divenuto però clamorosamente famoso grazie alla trasposizione cinematografica di “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino. In un crescendo emozionante le note del brano fanno immediatamente dimenticare il gelo dell'esterno e proiettano la mente dentro i colori dell'estate greca e mediterranea.
Il brano fa parte dei quattro inediti inseriti nell'album, insieme a Rebetiko Mou, Abbandonato e Cancion de las simples cosas, tutti eseguiti in serie subito dopo un omaggio alla terra friulana e al suo eroe d'altri tempi Primo Carnera, ricordato prima di Il pugile sentimentale. I vecchi brani dell'ormai ricchissimo repertorio del Capossela virtuoso sembrano sposarsi a meraviglia con le nuove versioni. Accade così che Scivola vai via, uno dei brani che fecero breccia prestissimo quando uscì nell'album d'esordio del 1990, venga guidata dritta in fondo al cuore dagli assoli di Manolis Pappes (vero mago del bouzuki), mentre Corre il soldato già nella versione originale di “Canzoni a manovella” pare quasi già pronta per un nuovo “vestito rebetiko”, così come Contrada chiavicone e Marajà. Un dolce abbandono in ricordo delle calde ore estive colora le magnifiche reinterpretazioni di Non è l'amore che va via e Ovunque proteggi, mirabolanti squarci di sereno prima che esploda la tempesta sulfurea de Il ballo di San Vito nella quale scoppiano i suoni guidati dal già citato Manolis Pappis, da Vassilis Massalas, Socratis Maniaris e Ntinos Chatziiordanus.
Scaletta
Misirlou
Rebetiko Mou
Abbandonato
Cancion de las simples cosas
ll pugile sentimentale
Scivola vai via
Corre il soldato
Contrada chiavicone
Marajà
Non è l'amore che va via
Ovunque proteggi
Il ballo di San Vito
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