Fabio Rossi Quando il rock divenne musica colta: Storia del Prog
"La musica parla con una lingua ma in molti dialetti" (Robert Fripp)
Nel 1977 il rock progressivo in Gran Bretagna era dato per morto: gli animi più rivoluzionari si erano buttati a capofitto nel punk, per cercare quel brivido di trasgressione e di rabbia che il prog, ritenuto ormai sempre più lezioso, accademico e autocelebrativo, non offriva più, mentre i più modaioli si facevano catturare dal boom della disco-music.
L’Italia a quell’epoca recepiva le tendenze straniere con un paio d’anni di ritardo e quindi, nonostante anche qui il rock progressivo iniziasse la sua fase calante, aveva ancora un buon seguito di appassionati. In quel 1977 Fabio Rossi, autore di questo pregevole libro, "Quando il rock divenne musica colta: Storia del Prog", aveva 16 anni, e in quella fase burrascosa della nostra storia nazionale, fatta di occupazioni scolastiche e interminabili assemblee studentesche, ebbe la fortuna di ricevere una sorta di “passaggio del testimone morale” da parte dei compagni di scuola più grandi i quali, nelle ore di “autogestione”, offrivano, quasi come fosse materia di studio, i loro vinili di rock della Age d’Or dei ’70.
Fabio Rossi (nella foto a destra) allora neofita, ne fu affascinato, folgorato, trascinato. Dai coetanei, già discotecari, era visto come un alieno, ma ben poco gliene importava. Oggi, a 38 anni di distanza da quegli episodi, quell’imberbe studentello, nel frattempo diventato un autorevole laureato in Scienze dell’Amministrazione presso l’Università di Siena, ha deciso di essere lui a proseguire quel percorso di “passaggio del testimone morale”. Questo suo volume sulla storia del prog è infatti perfetto per il neofita che vuole avvicinarsi a questo mondo, ma anche per chi già conosce queste vicende risulta comunque una lettura godibile, ghiotta, a tratti molto emozionante.
Proprio come i King Crimson, tanti anni fa, pubblicarono un’antologia intitolata “A young person’s guide to K. C”. (una guida per il giovane ai King Crimson) qui siamo di fronte a una “young person’s guide to prog”: si inizia con un inquadramento storico/politico dell’epoca, si prosegue con i gruppi che oggi vengono etichettati come “pre-prog” (i Procol Harum, i Traffic, ma anche le sperimentazioni più spinte di The Beatles e The Who) e si arriva a definire quelle oggi ritenute come caratteristiche primarie e imprescindibili del genere.
Ovviamente i “giganti” di questo filone godono di particolare approfondimento (Genesis, Yes, ELP, Pink Floyd, King Crimson, Jethro Tull, Van Der Graaf e Gentle Giant), mentre un breve capitoletto viene dedicato alla cosiddetta Scuola di Canterbury e ghiotte analisi vanno a esplorare la situazione in Italia e in tutto il Mondo (con la menzione di numerose interessanti bands non a tutti note) ed ad analizzare le cause della crisi del genere e la nascita del fenomeno new-prog.
Come scrive nella sua prefazione Athos Enrile (già recensito sulle pagine di Distorsioni il suo “Le Ali della musica”), Rossi è stato bravo ad offrire una visione lucida e caratterizzata da un approccio “scientifico” al genere senza mai lasciare che il fan prendesse il sopravvento sul critico e sullo storico. Ora non ci resta che augurarci che, generazione, dopo generazione, ci siano sempre tanti altri Fabio Rossi disposti a portare avanti questo “passaggio del testimone”, affinché la memoria di un genere nobile e affascinante come il progressive rock non si debba perdere mai.
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