Anders Roslund & Stefan Thunberg MADE IN SWEDEN. UN ROMANZO CRIMINALE A STOCCOLMA
«”Noi siamo un clan. Voi siete il mio clan...E se un clan resta unito, nessuno potrà mai spezzarlo. A volte la mamma non lo capisce. Non capisce che cos'è la vera unione.”
Siedono più vicini, il suo fiato sa del vino nella bottiglia di bibite.
“Il clan è piccolo, ma non cede mai. Il clan ha un capo che dà gli ordini e poi passa la responsabilità al capo successivo. Capite?...Grandi eserciti hanno provato a distruggere piccoli clan, ma non ci sono riusciti, perché un clan è una famiglia in cui tutti si sostengono.”
“Come gli indiani?” dice Felix
“No! Non, no, no! Le tribù indiane sono come...società normali; io parlo di clan, di legami di sangue, come...Gengiva Khan, o i cosacchi.”».
L'ennesimo scandinavo? Ebbene sì, ma ancora una volta un libro di grande spessore, una storia criminale vissuta dall'interno e analizzata con grande sagacia e meticolosa precisione, un libro di quelli che si divora pagina dopo pagina, tanto appare credibile e nello stesso tempo fuori dall'ordinario la storia che vi è raccontata. Che è un thriller, ma è anche e soprattutto una dolorosa saga familiare, protagonisti tre fratelli, due ancora minorenni e il loro padre, uno jugoslavo che dieci anni prima dei fatti raccontati era stato allontanato dalla famiglia per i suoi metodi brutali. Il racconto alterna i due piani temporali, il presente con Leo, il maggiore, che insieme ai fratelli e un amico mette su una banda di spietati rapinatori di banche e il passato, l'educazione impartita dal padre e improntata a una visione totalizzante della famiglia, un clan compatto in guerra col mondo esterno, e sulla logica dell'occhio per occhio.
Autori di questo “Made in Sedente” sono una coppia formata da Anders Roslund, uno dei più famosi autori di thriller conosciuto anche da noi per due titoli, “Tre Secondi” e “Due soldati”, scritti in coppia con Hellström e pubblicati da Einaudi, e Stefan Thunberg, sceneggiatore, ma soprattutto è il quarto fratello che, mentre gli altri si dedicavano alla loro carriera criminale, frequentava la scuola d'arte. Già perché quanto narrato, pur restando un'opera di fiction è largamente ispirata a fatti realmente accaduti: la Military Gang che ha tenuto a lungo sotto scacco la polizia svedese è realmente esistita, così come la vicenda familiare ricalca il clima e gli avvenimenti vissuti da uno dei due autori. E sarà forse per questo che raramente abbiamo letto un libro così verosimile e convincente sui meccanismi psicologici che inducono al crimine e su come personalità forti e dispotiche riescano a forgiare le menti e a indurre gli altri alla soggezione.
La narrazione pur ricca di colpi di scena e ad alta tensione, non perde mai di vista le complesse sfaccettature dei personaggi, vi si respira un clima da tragedia greca, in cui la forza dei sentimenti, così esacerbati e aggrovigliati, conduce a un inevitabile epilogo drammatico, odio e amore si combattono continuamente nell'animo oscuro dei protagonisti, così come la forza dei legami familiari entra in conflitto con altri valori e sentimenti, col desiderio di normalità che affiora nei fratelli minori. Un'educazione criminale più che un romanzo criminale come recita il sottotitolo italiano. La Dreamworks ha già comprato i diritti per ricavarne un film.