Spazio Poesia: Gianni Milano L’OROLOGIO-DELLE-12
Gianni Milano, il poeta beat torinese recentemente intervistato da Rossana Morriello per Distorsioni, ci ha concesso la possibilità di pubblicare alcune sue poesie. Inauguriamo con la sua "L'orologio-delle-12" (a Bob Dylan) un periodico spazio POESIA all'interno della rubrica LIBRI. Scritta nel 1965 da Gianni Milano, L'orologio-delle-12" (a Bob Dylan) è contenuta nella raccolta "Un beat con le ali" (Poesie Sparse, 1965-1968), curata e pubblicata nel 2009 da Giulio Tedeschi, in edizione privata e limitata. Lasciamo che sia Gianni Milano stesso ad introdurla.
INTRO
Dice: “Ma che significa per te essere poeta?”. “No, di certo, uno che scrive poesie”. “Allora?” “Allora credo che l’essere poeta significhi possedere una cifra di lettura del mondo non frantumata, non dissociata anche se agli occhi di molti il poeta è lui stesso dissociato, ai margini della comprensione comune….”. “Perché scrivi?”. “Perché respiro…”. Dialoghetto ipotetico ma non improbabile. In realtà ho provato nella mia vita a classificare la poesia senza mai riuscirci. So che essa è me, naturalmente. So che essa rifugge da scuole, rifugge da classificazioni: anarchica e ribelle si muove col ritmo delle emozioni. So che, leggendola poi, m’ accorgo che è un pendolo, intento a segnare il tempo di mia vita. Flusso unificante, amore della vita. E alla domanda che vorrebbe una risposta atta a classificare invio uno “rinviare al mittente”. Sediamoci in cerchio, ascoltiamo le storie, il ritmo, le sonorità. Lasciamo ballare le immagini evocate e condividiamo grappa ed amicizia: sarà una poesia di tutti per tutti.
(Gianni Milano)
L’OROLOGIO-DELLE-12
(a Bob Dylan)
venerdì magro camminano le ombre lungo i binari (ruggine d’amore
per il treno che porterà alle Verdi Vallate) e scenderà dall’ortica
lo zampillo d’acciaio fuso e trombe per la parata (se Dio in stelle
e strisce patrocinerà la morte) – ma questo era la Veronica
del venerdì magro amico lascia stare – noi non eravamo ancora legati
dall’ora e dal luogo ma comunità di liberi uccelli stravaganti
che cuocevano il riso sui bordi dell’arcobaleno / io te lo stavo dicendo
amico E questa è l’alba làvati gli occhi ed abbraccia il mondo
infìlati le scarpe e cammina – se qualcuno ti dirà buongiorno e
se qualcuno verrà dall’est con l’esca dei salmoni e l’aria
dei grandi laghi irochesi e Oggi la pioggia scenderà agli Oceani
con le parole dell’Ovest / io te lo stavo dicendo amico Questa è la vita
e Questo è l’amore poi prenderemo la marmellata di lamponi e sarà giorno
sui timpani degli alberi dove passò la flagellazione e l’indiano fumò
il calumet della pace / anche allora te lo stavo dicendo amico non
t’eri fatta la barba avevi dormito sull’erba e conoscevi il cervo
che bramiva (felicità feriale uomo che eri uomo ed Eva giungerà
nel pomeriggio col fagotto della spesa sulla metropolitana e il sudore
alle ascelle) / se tu m’ascolti
Ecco il cuore del girasole che tambureggia
sulla bandiera e qualcuno stava passando con bottiglie di birra
l’orologio (e l’orologio per quel che vale sul piede ho depositato
l’orologio che l’acqua del fiume lo portasse a te dall’altro capo del mondo
e certamente fu che leggesti nelle mie mani aperte e leccasti
la mia sofferenza la sera sotto le stelle della luce e il qualcuno
di me gridava piano accarezzami nel vento) ehi amico alza la fronte
e scendi nelle strade sfruttate dall’Orologio-delle-12 ehi amico
alza la fronte ed accomoda il Bambino in grembo la pipa nella tasca
e gli oroscopi indecifrati nelle rughe perché le fogne hanno vomitato
spuma sui marciapiedi dei poliziotti E se ti picchieranno (non sarà
il grattacielo a bruciarmi la lingua e le mie ossa conoscono la storia
dove pisciai all’angolo una notte ch’ero ubriaco di tristezza e nessuno
c’era a dirmi quanti morti allineati nella morgue e quali nuove canzoni
suonava nella tromba l’Angelo) / dove discenderai là sarà il Fiume della Freccia
che ti libererà i palloncini coi messaggi dei colombi
selvatici e l’amplificatore nella mano Signori questo è il canto del
passero che saltellò sul banjo – Bene questo è il canto del passero
che insegnò alle farfalle a volare nell’inverno e lei partorì il primo
figlio e tu fosti contento ma non per questo conobbi le birrerie
dell’Orologio-delle-12 e chiesi Quando si spegnerà la Luna– e la Luna
ingravidata (partorirà topolini la Luna ingravidata?) – e qualcuno
rispose 150 per una mazzata in testa Ubriaco / disarticolato e Bene
tu lavori in birreria io / lavoro in parolìa ma se davvero la Luna
si spegnerà e la Luna era ingravidata – e lui lavora in birreria
e lui rispose 150 / perché risprofondi ME / nei calci in culo
e vanifichi la torta di mele Quanti uncinasti nella pianura che
non fecero all’amore e non suonarono e non bevvero tequila – bene
tu lavori in birreria finché il sonno non ci separi Io abito
nel buco vicino al cielo / amico io abito nel buco e lasciami fuori
dalla porta perché mi raccolga lo Spazzino dello Spirito Santo
(oh io so che l’Orologio-delle-12 sgranocchiò tutti i vostri
ragazzi che giocavano al pallone) lungo l’anca discende la formica
ed eserciti di formiche se domani vedrete le formiche e
le formiche nere e le formiche rosse
lungo l’anca discendono le formiche per far ballare la mia lingua
rancida di parole e le mie orecchie afone
Ehi domani ragazzo eh eh
domani ragazzo è un altro giorno – bene chi mi dirà salute?
su zigomi non lavorati dalla pioggia Scusa t’ho fatto male? è là
il neon che mi scivola in harakiri ed odalische per la gloria
degli sprazzi d’aghi (un quieto ghetto con arpe vestali – lo so
la scaletta di nylon colorato sulle colline delle mele dove
scoprimmo per la prima volta i bruchi soddisfatti nel vestito
della domenica a piene mani) – s’alzerà dalla vasca dei giardini
pubblici col muso inghirlandato della foca e mi solleticherà
l’anima che fischietterà una canzone Ricordi il cotone dei meli
ragazzo mio? / sarà una città con uomini e donne di città
(nella città sarà una città Salvami dalla città nella città)
per questo un giorno m’alzerò dal marciapiede e sistemerò la giberna
ed il sorriso nel vuoto dei denti nella chiocciola dell’anima
cercherò la foglia per la sinfonia e nei totem i fratelli – se
vieni con me io te lo stavo dicendo amico perché l’uomo ha
incastrato l’uomo che puzzava d’uomo e s’era venduto alla birreria
la sua civiltà perché il Ragazzo non affogasse nella cravatta
e così Che cosa fai Tommy? Che cosa fai nella giacca stirata
e la camicia con le mani pulite e le unghie-lavoro-in-
acidi / Che cosa fai Tommy questa mattina sui marciapiedi e presto?
così e anche per questo Il mio Bambino succhiava le farfalle
e negli occhi gli volavano i fiori Era un magnifico Bambino SAI
un magnifico ragazzo che camminava nell’aria dimenando le braccia
il sorriso sulla cima dell’azzurro chi mai poteva volere un
ragazzo diverso dal ragazzo ch’egli era? – chi poteva volere
sul filo della piroetta bene chi poteva volere qualcosa di diverso? /
ed ecco – i due mostri s’incontrarono sulle piste della polvere
che cosa nascerà dall’antenna (il richiamo dello scoiattolo sul
filo dell’acciaio) – per le pecore che perdesti varicella spugnosa
sul grugno ed epitaffi sulla torre ma se una soltanto
si perde io andrò a cercarla anche in fondo alle fogne dello
spirito dove giaceva masturbandosi a ritmo di jazz ed è vero se
i mulini delle tue braccia e la gora dei tuoi occhi limpidi
d’aguzze disperazioni impossibili per questo figlio che muore
e se ne va dal fiato e imbroncia le divise dei vigili bianchi
sulla staccionata aperta alla merda dei prati industriali / e che
cosa fai Tommy e dove andrai Tommy e che ne sarà della tua giacca
vuota Tommy e della tua dentiera acerba di parole Tommy
e delle barzellette sui marziani Tommy e di tutti i marciapiedi
di questa santa vita in santo mondo in santa alba che
nel rigurgito mi svegliai e ti vidi battere la meridiana
con scarpe da ginnastica ed il tuo Bambino a tracolla che
il fagiano balbettava e tu non eri cacciatore mite uomo
di pace ed il medico che dirà se non ci sono più farfalle
ed aquiloni sul Viet-nam? / scendi dall’alambicco e porta
il Bambino dove il mio cuore batte nel girasole e canta pure
tu sulla pista della polvere (ed agguanterai il sole ed
il bastone da viaggio del santo zen che scoprì l’acqua nel
pozzo e sorrise alla luna) scendi dal marciapiede puttano
della pace e dammi il Bambino gli fischierò il ritornello
d’amore delle allodole e la sinfonia delle sirene e le bestemmie
delle macchine e la cagata dell’acciaio fuso (se saremo in tre
il paradiso ci aprirà le porte senza carte da bollo) / la tua
bella giacca di serpente e le mele nelle mani di cavallo
domato vieni o vai ma non restare a consumarti nell’orina
(nell’orina lacrima della luna del barcaiolo invernale che
discese dai monti alla pianura per portarti il pesce del cielo) /
moriremo assieme se l’armonica non sarà spinge fluenti
di mandrie felici tra le fragole e dimenticherà la donna che
camminava sorridendo a se stessa nel ventre piatto della sua
giovinezza / così e anche per questo la sua strada saliva la mia
stava ferma e i cordoni ombelicali fluttuavano sui cappelli
delle signore ed il feto sorrideva nell’aiuola della morgue
fu un incidente increscioso che io persi la mia infanzia
in un bordello di macerie e mi svegliai con le scarpe ai piedi
la cicatrice a lato e tutto un universo hawaiano bbbllliiimmm
con palme e datteri e donne e donne che non guardano e donne
che non sono mie e non possederò e la fontana del costato che
zampillava miele e parolacce e solenni coiti con le stelle
e mirabolanti discorsi notturni e cattedrali di fiammiferi
paranoici per una santità che si stringeva stretta a me nel letto
da campo e Iuuuhuuuh gli Uroni sono scesi per la danza della pioggia
Uomo Bianco balla con noi la Danza della Pioggia per il gran
Dio Manitou oh certo (oh certo oh certo oh certo oh – certo per
la Danza della Pioggia ed il lupo mi è fratello e le sbronze
di gente che non sa bere e l’acqua nel colletto ai piedi sporchi
e la lirica pace di bach che potrebbe sgolarsi nella prateria
e nelle bettole lungo il fiume e il rododendro raccolto che
partorisce la montagna e il girasole aspro del messico e
la mia fronte sudata Adelante chiquita mentre il cavallo bianco
di Pancho Villa attraversa sfollagente le mie costole e si perde
nella marijuana) – andiamo ragazzi
Se il Bambino è morto doppia pioggia
di s t e l l e –
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