Tre Allegri Ragazzi Morti NEL GIARDINO DEI FANTASMI
INTRO
Entrare “Nel giardino dei fantasmi", l’ultimo album dei Tre Allegri Ragazzi Morti, è un po’ come ritrovarsi Nel paese delle Meraviglie. Sarà per quell’esplosione dell’immaginazione riflessa nelle illustrazioni che accompagnano il disco, dalla cover alla grafica del sito, sarà per la curiosità di seguire il sentiero che ha condotto i TARM fino a questo settimo lavoro. Abbiamo chiesto a quel “Cappellaio Matto” di Enrico Molteni, bassista dei TARM nonché fondatore della label La Tempesta - ormai ritagliatasi uno spazio importante nel panorama indie italiano - di raccontarci qualcosa di più sul senso di quest’album, sulle influenze che ha ricevuto e sul panorama musicale in cui è immerso.
INTERVISTA CON ENRICO MOLTENI
ANDREA SGOBBA (DISTORSIONI) - Il giardino dei fantasmi come una collina di Spoon River in miniatura. Poeti e cantautori di cui si cercano le tracce per tutto il disco. Quali autori avete voluto omaggiare nella creazione di questo piccolo mondo di fantasmi?
ENRICO MOLTENI - Non ci sono riferimenti o tributi particolari, se non cose così vicine da non riuscire neanche a metterle bene a fuoco come alcuni artisti della Tempesta.
Alla terza uscita di seguito inizio a pensare che "la dubbata" (vd. la dubbata delle ossa) sia diventata molto forte nella composizione dei vostri pezzi. Sentite ancora molto forte questa forma di espressione? Continuerete per questa strada?
Sicuramente quella forma di scrittura ci piace molto, perché permette di andare avanti per ore a suonare un solo giro. È psichedelica, ma è anche è una forma di pulizia dello spirito. C'è stato un momento in cui abbiamo pensato di sviluppare in quella direzione tutto l'album.
La novità più rilevante: strumenti etnici e sonorità africane e orientali uniti a suoni elettronici ed effettati. Vi sentite ancora Primitivi del futuro?
Certo, lo siamo. Le teorie del filosofo statunitense Zerzan che aveva influenzato il precedente lavoro rimangono valide ancora oggi.
Visto che siete nati con il punk, il grunge anni novanta nelle vene, cosa pensate della scena attuale? Il ragazzo dissotterrato dopo quasi vent'anni de I cacciatori cosa trova e cosa troverà nei prossimi anni?
Oggi la frammentazione di ogni scena è eccezionale. È un po' come quando si dice che New York è tutte le città insieme. Ecco, credo che la scena di oggi sia tutte le scene insieme.
Come e se ha influito la crescita d'importanza dell'etichetta La Tempesta nell'evoluzione musicale dei TARM.
La Tempesta ha di sicuro influenzato l'evoluzione dei Tre allegri. Hai presente quando ascolti una canzone con qualcun altro e stranamente la senti anche con le sue orecchie? La stessa cosa vale in linea di massima anche per i film. Ecco, essere diventati così numerosi ci ha dato molte più orecchie.
Vista la partecipazione dei Mellow Mood nel brano La mia vita senza te mi chiedevo con quale band/artista internazionale ai TARM piacerebbe collaborare?
Sono molti gli artisti che amiamo, quindi ne dico tre tanto per gradire: David Byrne, Stephen Pastel, Robert Smith.
In un pezzo si invita a riflettere sui tempi da elefanti per la carriera musicale di un'artista che ci sono in Italia. Credete che i nuovi strumenti di condivisione "social" della musica, soundcloud, bandcamp, le webzine, riusciranno ad abbreviare questa proverbiale lentezza? E per quanto riguarda le distanze fisiche della nostra penisola? Pan del Diavolo, Marta sui Tubi e Brunori Sas sono band del profondo sud ormai riconosciute da tutti nella scena indie rock italiana.
Non credo che la condivisione veloce sveltisca le cose. I tempi da elefanti sono dovuti ad una forma di diffidenza innata che caratterizza gli italiani. Ci vuole qualche colpo ben assestato per far comprendere che il pugile ci sa fare, non ne basta uno. La nostra nazione è relativamente piccola, ma comprendo le scomodità di partire ogni volta dalla Sicilia o dalla Calabria per suonare visto che il maggior circuito dei club è a nord. Da un certo punto di vista anche il Friuli è ai confini. Ma insomma, rimane il fatto che non ci si deve mai lamentare troppo.
Grazie Enrico per la tua disponibilità
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