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22 Luglio 2015

Rhiannon Giddens TOMORROW IS MY TURN

2015 - Nonesuch Records
[Uscita: 10/02/2015]

Stati Uniti    #consigliatodadistorsioni 

 

rhiannon folderDice Rhiannon Giddens che, sin da bambina si è sentita culturalmente priva di radici, perché di razza mescolata. In effetti il suo viso, effigiato nella copertina di questo disco, evidenzia tratti africani, ma anche bianchi e nativi americani, come infatti risulta dalla sua biografia. Anche la sua formazione musicale risente di questo meticciato, visto che si è diplomata in canto lirico al conservatorio di Oberlin, Ohio, ma altrettanto si è nutrita di blues, country, bluegrass e musica tradizionale. La ragazza dal 2005 milita nei Carolina Chocolate Drops, gruppo “old time music” basato nella sua natia Carolina del Nord e, oltre a prestar loro la sua strepitosa voce, vi suona il violino e il banjo. È merito del buon vecchio T-Bone Burnett se, con questo lavoro, possiamo conoscere le doti di Rhiannon: nel 2013 il produttore l’ha invitata a cantare in un concerto da lui stesso promosso per celebrare la colonna sonora del film “Inside Llewin Davies”, diretto dai fratelli Coen e ambientato nella scena folk degli anni ’60 a New York. Giddens divideva la scena con personaggi del calibro di Jack White, Marcus Mumford e, probabilmente in qualità di testimone diretta dei fatti narrati nel film Sua Maestà Joan Baez, ma le sono bastate due canzoni, Waterboy, di Odetta e il traditional gaelico S’iomadh rud tha dhìth orm/Ciamar a ní mi ‘n dannsa díreach, per rubare la scena e avere il pubblico, Burnett compreso, ai suoi piedi. Dalla performance alla registrazione del disco, ovviamente curata da T-Bone himself, non è passato molto tempo, e il risultato è qualcosa di molto vicino a un capolavoro. Il materiale contenuto nell’album è, come la sua autrice, di svariata origine: c’è dentro il blues, il folk, la musica tradizionale britannica, il gospel, una spruzzata di jazz, addirittura la “chanson” francese.

 

giddensTutte le canzoni, per espressa decisione della Giddens, sono state scritte o quantomeno interpretate da donne e la sua bravura riesce a far convivere materiale di monumenti della black music come Odetta (è sua la sopra citata Waterboy, che apre il disco), Sister Rosetta Tharpe (Up Above My Head, micidiale pezzo gospel arricchito dal tocco rockabilly della chitarra di Colin Linden) e Nina Simone (Black Is The Color, pezzo riproposto da mille artisti, ma qui riveduto e corretto in salsa funk/hip-hop), con pezzi della tradizione country, come la piacevole Don’t Let It Trouble Your Mind della prosperosa Dolly Parton, o She’s Got You, brano di Hank Cochran reso famoso da Patsy Cline, trasformato in soul ballad pur mantenendo la pedal steel in evidenza. Non manca un’escursione oltreoceano, con la superlativa ballata irlandese O Love Is Teasing, che Rhiannon rende con la naturalezza di gidensuna Sandy Denny e l’insospettabile title track, che altro non è se non la traduzione in inglese di L’Amour Est Comme Un Jour, del vecchio Charles Aznavour, che la Giddens ha conosciuto guardandone su Youtube un video con l’interpretazione di Nina Simone. Non c’è bisogno di citare gli altri pezzi, di cui solo l’ultimo dell’album, la ballata Angel City, è scritto da Rhiannon stessa. È tutta roba buona, buonissima. Un grande disco che è riuscito a farci, almeno per un’oretta, l’odiosa canicola che ci avvolge in questa “long hot summer”.         

 

Voto: 8/10
Luca Sanna

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