Fantastic Negrito THE LAST DAYS OF OAKLAND
[Uscita: 03/06/2016]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Bene ha fatto, il sig. Xavier Dphrepaulezz a scegliersi un nom de plume più memorizzabile, Fantastic Negrito, specie per gli afroamericani di Oakland, CA, la sua città. Questo 48enne con una carriera pregressa fatta di demo lasciati al manager di Prince, contratti milionari non onorati, party illegali ai quali partecipavano famose star, galera, gravi incidenti con lascito di menomazioni motorie e rinascita grazie a una nascita (quella del figlio), vede un’improvvisa affermazione grazie al programma Tiny Desk Concerts della NPR, la Radio Pubblica americana. Fantastic Negrito vince, nel 2015, il premio per la miglior performance e questo disco può diventare realtà.
La sua è una proposta che si discosta dal filone della black music contemporanea, pur facendone parte, perché la matrice non è un aggiornamento del soul o del funky, bensì del blues, rivisto nell’ottica di chi ha vissuto fermenti musicali di una città nella quale si sono susseguiti gli stili più disparati, dalla psichedelia al punk, dall’hip hop a un certo modo di declinare folk e, appunto, blues. Il risultato è affascinante, un lungo racconto - come da titolo - sulla decadenza del sogno americano lungo i boulevards californiani, dove le vite dei meno abbienti vengono consumate, più che vissute, tra droga, delinquenza, fenomeni razzisti, violenza e mancanza di opportunità.
Quella di Xavier è una voce che colpisce, ricca di sfumature e di registri variabili, capaci di essere percorsi disinvoltamente: About A Bird, in tal senso, è emblematica, ma si pensi anche all’unica cover in scaletta, In The Pines di Leadbelly, resa in chiave quasi psichedelica. Hump Through The Winter, addirittura, lambisce terreni zeppeliniani, ma come se fossero stati prodotti da Jack White. Il resto del programma di questo "The Last Days Of Oakland", introdotto dal breve brano che intitola il lavoro e anticipa i temi che verranno narrati e, proprio come un racconto, suddiviso in 3 capitoli separati da brevi interludi, è costituito da blues “moderni”, suonati impeccabilmente e densi di atmosfera funzionale agli argomenti trattati: Working Poor, The Nigga Song, Lost In A Crowd (bel titolo, con quell’indeterminativo che rende la folla una delle tante possibili), ma aggiungo ancora le suggestioni oscillanti tra soul, gospel e hard (!) di Rant Rushmore e la splendida ballata conclusiva Nothing Without You, impreziosita da interventi vocali di Madelin Tasquin.
Disponibile sia in vinile che in cd o “liquido”, l’importante è che lo facciate vostro, perché dischi simili non è che escano spesso. Tra i miei dischi dell’anno appena trascorso.
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