Ravi Coltrane SPIRIT FICTION
[Uscita: 19/06/2012]
# Consigliatissimo da DISTORSIONI
Con questo disco il sassofonista Ravi Coltrane entra a far parte della prestigiosa etichetta Blue Note, label ormai sinonimo di grande jazz, anche grazie alle storiche copertine recanti fotografie di gran gusto. Ravi è figlio di sua maestà John Coltrane, che morì quando il bambino aveva solo due anni e della pianista Alice. Sin da ragazzo ha scelto la via della musica, (ma come poteva essere altrimenti), e come il padre si è dato alla carriera solista solo dopo un lungo apprendistato, fatto soprattutto di collaborazioni col collettivo di Chicago M'Base, ma anche con Kenny Barron e Carlos Santana. “Spirit fiction”, sesto disco solista, è coprodotto da un altro gigante del sax, Joe Lovano, collaboratore di Coltrane sin dal suo secondo album, il primo (“Moving pictures”, 1997) venne prodotto da Steve Coleman (tra grandi del sax ci si intende). Al fianco di Coltrane si alternano due gruppi: un quartetto con Luis Perdomo al piano, Drew Grass al contrabbasso ed E. J. Strickland alla batteria, l'altro un quintetto con Ralph Alessi, anche autore di tre brani, alla tromba, Geri Allen al piano, James Genus al cotrabbasso e Eric Harland alla batteria.
La musica di Ravi Coltrane è ovviamente influenzata da quella del padre e da quella del suo mentore: un jazz non qualificabile come free in assoluto ma comunque molto avanzato sul piano armonico, senza però perdere la cantabilità. L'iniziale Road cross parte con poche note sparse di sax e piano per poi cambiare ritmo e farsi più intensa. Le variazioni ritmiche sono continue, anche se non accentuate, in questo è l'influenza di Steve Coleman, i cui gruppi hanno sempre lavorato sull'uso di tempi inusuali, a dominare. Coltrane è ottimo solista al soprano e anche quando suona il tenore ha una sonorità piuttosto lieve. Klepto, in quintetto, è più ariosa e melodica, gli altri solisti assecondano molto bene il leader. Alessi è un trombettista molto sciolto che non abusa di virtuosismi inutili. Grandissimo il lavoro dei due batteristi che si alternano, molto fantasiosi e leggeri nel drumming. Quanto a Geri Allen, non ha bisogno di presentazioni. Ci sono anche due tributi, Fantasm, di Paul Motian, brano molto etereo ed evocativo, come il titolo fa pensare, e Check out time di Ornette Coleman, aperta da un breve solo di batteria e molto swingante. Le composizioni d'atmosfera, come The change, my girl e quelle più incalzanti nel ritmo si alternano, è difficile dire quali siano maggiormente suggestive. Complessivamente il disco mi piace molto.
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