Nik Turner SPACE FUSION ODYSSEY
[Uscita: 18/09/2015]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
A distanza di due anni dall’uscita dell’intrigante “Space Gipsy” il favoloso Nik Turner, alfiere dei primi leggendari Hawkwind, torna sulle scene discografiche, per i tipi della Cleopatra Records, con un nuovo album: “Space Fusion Odyssey”. Più che un album, è un salto virtuoso negli spazi siderali, un viaggio interstellare di pregevole fattura, sulla scia del vigoroso e proteiforme suono dei miracolosi Hawkwind.
Ad affiancare il Maestro (tra l’altro, presente sulle italiche scene avanguardistiche in virtù di collaboratore: ad esempio, nel prodigioso “Bath Salts” del geniale Claudio Milano, con i suoi NichelOdeon-InSonar), una pattuglia di autentici mostri sacri della musica d’avanguardia dell’ultimo mezzo secolo: Robby Krieger, chitarrista degli indimenticabili Doors; Il grande batterista Billy Cobham; Steve Hillage e Gilli Smyth dei Gong; Chris Poland dei Megadeth, il mitico John Etheridge dei Soft Machine e John Weinzierl degli Amon Düül II, alle chitarre. Oltre a Chris Lietz al mellotron; Jurgen Engler al moog; Robert Pagliari al basso; David Eagle alla batteria. Dieci brani, i cui ultimi quattro presenti solo nella versione CD. Un album che si preannuncia di altissimo livello già dal potente space-funk dell’inaugurale Adjust The Future, col basso apocalittico di Pagliari a dominare le scene, le chitarre come schegge stellari impazzite, il sax di Nik a squarciare il velo cosmico della notte.
Hypernova è una danza tribale nel cuore di un pianeta oscuro e ignorato dalle mappe stellari, sonorità tarsiate dal lacrimante sax di Turner, chitarre in liquida dissolvenza, basso potente ma sincopato, atmosfera da crepuscolo spaziale. Più vicina alle sonorità degli Hawkwind -il flauto di Nik ci riporta a quelle alate note- consta essere la superba Spiritual Machines; sostenuta nei ritmi indiavolati di una space-jazz fusion è senza meno la splendida Pulsar, con chitarra jazz-oriented in grande evidenza. Ambient di gran classe pare invece occhieggiare dalle prime note di Elliptical Galaxy, prima di cedere il passo a un notevole tappeto sonoro di space-prog.
Tra le altre perle musicali di questo strepitoso disco, ci piace stigmatizzare: la torrenziale cavalcata cosmologica di We Came In Peace (bonus track solo su CD), sorta d’idealizzata discesa di lucenti astronavi su pianeti sconosciuti, tra folle gracidanti di alieni lovecraftiani; lo space-rock indemoniato di Interstellar Clouds (bonus track solo su CD),con chitarre guizzanti come lingue di fiamma; la fascinosa e suadente camminata siderale di Spiritual Machine Chapter Two (solo sulla versione in CD, come anche Random Acts), ricca di spunti e prelibatezze sonore, col flauto di Nik a imitare il quieto, ultimo canto del cigno, come una Messa da Requiem per la morte della Galassia. Capolavoro.
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