Robert Forster SONGS TO PLAY
[Uscita: 18/09/2015]
Australia #consigliatodadistorsioni
Tanto vale dirlo subito. L'opinione ricorrente è sempre stata questa: dei due Go-Betweens, Robert Forster è considerato quello meno talentuoso. O meglio: quello che si dice è che la carriera solista di Grant McLennan sia superiore per qualità. Quello che sappiamo con certezza è che l'accoppiata Grant/Robert funzionava a meraviglia; introverso e timido, predisposto alla meditazione intimista il primo, più incline alle accelerate il secondo.
Insomma il duo perfetto per una band dedita al pop-rock con venature folk e wave, con i suoi momenti elettrici e le ballate malinconiche. Qualcosa che la formazione australiana sapeva fare a meraviglia. Il 6 maggio 2006 un improvviso attacco di cuore stronca Grant McLennan, ponendo fine all'esperienza Go-Betweens e al tempo stesso gettando Forster in uno di quei momenti dai quali non si sa mai bene come uscire, ma che in un modo o nell'altro bisogna superare. E cosa può fare un musicista? Così nasce "The Evangelist", l'album di Robert Forster targato 2008. Un omaggio spirituale all'amico prematuramente scomparso, e contemporaneamente uno dei migliori lavori del Nostro.
Dopo un lungo silenzio lo ritroviamo oggi con questo "Songs to play", e per certi versi siamo felici di captare un'atmosfera più rilassata, che vogliamo leggere come una ritrovata serenità. L'iniziale Learn to burn, ad ogni modo, colpisce per il suo brio. L'assetto generale del disco è scarno, fatto di poche note e di testi penetranti: uno stile che potrebbe incrociare il riff di Lou Reed con le corde vocali di Cohen.
Forster appare in vena di confessioni, ma resta aperto anche lo spazio per l'ironia e le metafore: A poet walks è un folk irresistibile alla Jonathan Richman, che chiama in causa tromba solista e mariachi. I momenti più marcatamente rock, invece, possiedono quel pulsare tipico dei Velvet Underground.
In sostanza si tratta di canzoni dirette, spedite e marchiate di un timbro rock 'n' roll che non si era quasi mai sentito nelle composizioni soliste del buon Robert, alternate a momenti più inclini alla ballata vivace, seppur non sfrenata. Non mancano neppure attimi dolorosi e pungenti (Disaster in motion), reminiscenze amorose (Turn on the rain) e tagli sbarazzini (I'm so happy for you). Ciò che piace di questo Songs to play è l'energia. Così come la spontaneità dei gesti, quasi che Forster si fosse finalmente liberato, sentendosi di nuovo pronto a giocare. E perché no, anche a divertirsi.
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