Polar Bear SAME AS YOU
[Uscita: 30/03/2015]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Polar Bear hanno ormai dieci anni e, con questo, sette album all'attivo, suonano un avant-jazz sperimentale aperto a diverse influenze, il leader e batterista Sebastian Rochford, ha alle spalle un'ampia gamma di collaborazioni, Babyshambles, Brian Eno, Herbie Hancock, Andy Sheppard, Rokia Traoré, Beck, una ricca esperienza che si ritrova nella sua musica. Con lui nella band due sax tenori, Pete Wareham e Mark Lockherat, un contrabbasso (Tom Herbert), chitarra ed elettronica (Leafcutter John) e come ospite il sassofonista Shabaka Hutchings dei Melt Yourself Down. L'anno scorso “In Each and Everyone” ha avuto un buon successo e una nomination ai Mercury Prize, ma questo “Same As You” è un album che per atmosfere si distanzia dal precedente, come ha dichiarato lo stesso Sebastian Rochford: «L'ultimo album era la notte questo è il giorno, la luna e il sole, rispecchia alcune situazioni della mia vita, ma anche l'intensificarsi della guerra, l'avidità, il razzismo e i pregiudizi nel mondo d'oggi. Volevo fare un album che possibilmente sollevasse la gente e me stesso». Per ritrovare quella serenità e quello sguardo ottimistico che voleva infondere nel disco, Rochford ha trascorso sei settimane nello scenario mistico e vastissimo del deserto di Mojave dove ha mixato il tutto col produttore Ken Barrientos, che ha svolto un eccellente lavoro nel dare il giusto risalto al suono della batteria e delle percussioni, spesso in primo piano.
Già la prima traccia Life Love and Light, uno spoken word in cui si cimenta Asar Mikael, esponente della cultura rasta londinese, lanciando un messaggio d'amore e speranza su pattern elettronici armonici e rarefatti, ci introduce al resto del disco e alle sue atmosfere rilassate e contemplative. Il brano successivo, We Feel The Echoes, lungo dieci minuti, dipana fragili drone elettronici e le melodie dei sax sorretti da un contrabbasso infettato di dub, mentre le percussioni sembrano giungere da mondi lontani e profondi, tutto il contrario di quel che accade in The First Steps nel quale il drumming asciutto e compatto di Rochford, al quale in fase di produzione è tolta ogni profondità, diventa protagonista di un groove nervoso e sincopato. Of Hi Lands vibra in crescendo nell'incrocio fra le tessiture elettroniche e le volute del sax; Don't Let Feeling Go vede la presenza delle voci di Hannah Darling e dello stesso Rochford che ipnotiche si accavallano ripetendo sempre il verso che dà il titolo al brano: su un ritmo di funky rarefatto i fiati improvvisano creando un'intensa energia positiva e liberatoria. Chiude il disco Unrelenting Uncoditional venti minuti che portano a compimento un discorso stilistico che si è mantenuto coerente su una trama in cui ambient, improvvisazione, dub, sonorità e ritmi afro-caraibici si fondono perfettamente e con grande eleganza. Non sappiamo se questa svolta spirituale che si apre a una visione positiva e a un'accettazione della vita nella sua complessità sia una scelta definitiva dell'artista o rappresenti solo il bisogno di cambiare prospettiva rispetto al lato oscuro rappresentato nei suoi dischi precedenti, ma ancora una volta la musica di Polar Bear fa centro, conquista per la complessità della sua proposta e per la capacità di coniugare sperimentalismo e intensità comunicativa.
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