Fontaines D.C. Romance
[Uscita: 23/08/2024]
“ Into the darkness again, in with the pigs in the pen. And deep in the night I confide that maybe my Godness has dead. And maybe romance is a place."
A due anni dal rilascio dell’acclamato “Skinty Fia”, album in grado di arrampicarsi sulla vetta della UK Album Charts, i Fontaines D.C. effettuano il ritorno sulla scena discografica con l’inedito “Romance”. Scorrendo i credits di questa quarta fatica di studio della band irlandese balza all’occhio l’esclusione dal progetto di Dan Carey, storico producer della prima ora nonché sagace ‘elemento aggiunto’ in sala di registrazione (solo un anno fa aveva tenuto a battesimo il debut-act solistico del front-man Grian Chatten). In suo luogo fa la comparsa James Ford, multi-strumentista e altisonante presenza nelle recenti realizzazioni a firma Artic Monkeys, Gorillaz e Depeche Mode. Se accompagnano questi elementi al rimarchevole accordo stipulato con la XL Recordings (label colosso nel settore indie) a discapito della Partisan Records, non sbaglieremo di certo nel presumere che “Romance” sintetizzi il risolutivo punto di contatto tra il ‘mainstream’ e la compagine di Dublin City, giunta alla celebrazione del primo decennio di attività. Un rendez-vous quanto mai inevitabile considerata la crescita esponenziale di consensi da parte di pubblico e critica. Dopo aver raccontato di tradizione, sentimenti inscindibili ed ammirato le verdi lande natie inizialmente dall’interno ed in seguito da debita distanza (complice l’inevitabile trasferimento nel Regno Unito) i Fontaines D.C. per questa nuova esperienza ampliano i propri orizzonti narrativi tratteggiando apocalittici scenari futuristici traendo ispirazione dalle strisce cyber-punk di Katsuhiro Otom (Akira) e dalle pellicole di Refn e Sorrentino. Le sonorità delle undici tracce in scaletta, rivelano un certo giovamento dall’introduzione di inconsuete soluzioni stilistiche; se in “Skynti Fia” in parallelo al tempestoso approccio post-punk degli esordi avevano trovato spazio elementi dark-wave ed incursioni nello shoegaze, in “Romance” fanno irruzione l’hip-hop ( si ascolti Starburster singolo apri-pista e di gran lunga migliore traccia del disco), palpabili derive grunge e squarci di suggestivo dream pop. In definitiva un caleidoscopico contenitore ‘alternative’ dove risuona l’eco delle varie muse Ian Curtis, Robert Smith, Billy Corgan e, perché no, Damon Albarn. Detto dell’incalzante incedere di Starburster una particolare attenzione meritano passaggi quali Bug, Death Kink e Favourite all’interno di un’opera di assoluto spessore, che tuttavia risulta complessivamente un gradino al di sotto dell’apprezzata prova che l’ha cronologicamente preceduta. Brutta la grafica di copertina dell’album, condizionata dal discutibile stile ‘neon’ adottato dalla band e che rende improponibile qualsiasi raffronto con le suggestive cover della trilogia iniziale. Ma trattandosi di Fontaines D.C. anche questo aspetto siamo certi è solamente un dettaglio dell’ennesimo ‘work in progress’.
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