Oneida ROMANCE
[Uscita: 09/03/2018]
Stati Uniti
Nel 2009, “Rated O” sembrava avere pronunciato la parola definitiva sulla musica degli Oneida. Tesi, antitesi e sintesi del loro astrattismo geometrico sonoro. Mai dire mai. Perchè la band di Brooklyn rientra in pista dopo un episodio monolitico come “A List Of The Burning Mountains” e la collaborazione con l'avanguardista Rhys Chatam di “Whats Your Sign?”. E di nuovo in questo nuovo "Romance" non fa sconti la loro psycho-dance dalle tinte policrome e mostruosamente chiassose. Onde pungenti di ampere e volt radiodiffusi rileggono in chiave artificiale, come clonata in una provetta, la storia della band ripartendo dagli anni lontani di “Happy New Year” e “Secret Wars” con una scaletta che ben alterna anfetamina a qualche delirante trance cosmica. La formula funziona, come se i Radian fossero stati allevati nella Detroit di John Sinclair a forza di ascolti obbligati di Sister Ray e dei primi Pere Ubu. Cacofonie assortite, che si montano l’un l’altra a formare ampie introduzioni strumentali rotte da una voce recitante che ora spezza la tensione, ora ne accumula altra.
Il saltellare horror pop di All In Due Time, che frigge come piace agli Oh Sees, il mono-riff per ciclopi minimalisti dell’alta tensione di Bad Habit e di altri episodi che paiono rimescolamenti di vecchi ascolti post-punk (vedi la sfuriata di Cockfight); e poi certo la riverenza incondizionata per il kraut rock del “Pianeta dei Robot”, che permea lungo tutte le eterne “suite” di Lay Of The Land e Shepherd's Axe, tirate nello stile dei Faust anni ‘90, fatte di noise, nerd rock e fredde pulsioni di malinconia electro-core.
Lunghe peripezie che riportano la memoria indietro ad un passato più recente, quando il gruppo se la spassava con quei filibustieri cosmici dei Mugstar in scorribande senza fine. Meno dissonante e spaventosamente beefheartiano dell'ultimo album, ma pur sempre soggiogato alle ritmiche dispari del fantastico Kid Millions ed ai rumori liberi della sua gang, che pare più rassegnata al nichilismo e all'alienazione rispetto ad un passato fatto anche di fantasmagorie psichedeliche. Musica spigolosa, gelidamente intellettuale ma non priva di un cuore analogico e di groove vecchio stampo. Musica ultra cool, come certi EP dei Three Trapped Tigers: oggetto di design dall'indubbio fascino e dalla dubbia utilità.
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