David Bromberg Band ONLY SLIGHTLY MAD
[Uscita: 24/09/2013]
# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI
Chi si ricorda, dalle nostre parti, del signor David Bromberg, classe 1945, nativo di Philadelphia, Pennsylvania, attualmente residente a Wilmington, Delaware, esercente liutaio e commerciante di violini? Chi può dirlo. Quel che è certo è che, a dispetto dell’incerta notorietà dell’uomo su questa sponda dell’Atlantico, abbiamo a che fare con un’autentica leggenda della musica americana, un virtuoso del violino, del banjo, della chitarra acustica ed elettrica, della pedal steel e del dobro, al punto da far si che Jerry Jeff Walker, uno che se ne intende, l’abbia definito “la ragione per cui l’uomo ha inventato gli strumenti a corda”. Uno capace di spaziare dal bluegrass al dixieland, dal country al rhythm & blues, senza perdere un solo colpo. Ma, anche, uno che, dopo aver innaffiato gli anni ’70 con un profluvio di dischi spesso di grandissima qualità, sempre surfando magistralmente tra i generi dell’American Music, ha mollato il music business, del quale era evidentemente stufo, per dedicarsi alla liuteria, al collezionismo (sempre di strumenti a corda, of course) e a una rada attività in studio, salvo riapparire nel 2007 con “Try Me One More Time”, immediatamente nominato ai Grammy Awards, e bissare nel 2011 con “Use Me”, in cui si diverte a collaborare con personaggi del calibro di Levon Helm, Linda Ronstadt, John Hyatt, Dr. John e i Los Lobos.
E che suonare lo diverta ancora, e parecchio, è evidente in questo “Only Slightly Mad”, concepito con l’intenzione di omaggiare il Blues di Chicago e poi, su consiglio del blasonato produttore Larry Campbell, partorito sulla falsariga dei suoi capolavori dei primi seventies, che avevano come genere di riferimento sostanzialmente tutta la musica nordamericana. Se un difetto dobbiamo proprio trovarglielo, possiamo dire che mister Bromberg non ha una vena compositiva di estrema prolificità, infatti, dei dodici pezzi che compongono l’album, solo gli ultimi tre sono di sua composizione. Niente male, intendiamoci, in particolare la ballata quasi gospel I'll Rise Again. Ci sono poi un paio di traditionals, tra cui ricordiamo la splendida drinking song The Strongest Man Alive, in medley con un set di reels, arrangiata “a cappella”, il blues a trazione slide guitar Nobody’s Fault But Mine, di Blind Willie Johnson, quello al gusto dobro/armonica (Keep On Drinkin’, di Big Bill Broonzy), quello lento, dilatato, con la splendida chitarra elettrica di David in evidenza (I’ll Take You Back), le ballate country strappacore (Drivin’ Wheel, di David Wiffen), il jazz delle origini (Nobody Knows The Way I Feel This Morning). C’è un gruppo di musicisti affiatati e capaci. E c’è un signore di sessantotto anni che ha ancora tanta voglia di farci divertire e commuovere, riuscendoci assolutamente.
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