Marianne Faithfull NEGATIVE CAPABILITY
[Uscita: 02/11/2018]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
La voce dolente e straziata, come tuffata negli abissi impietosi del tempo, appena un sussurro proveniente dagli arcani recessi di un’anima devastata da sogni di impossibili redenzioni, eppure la poesia rimane inviolata, un respiro d’assoluto che aleggia invincibile sopra la vertigine delle vette innevate del sentimento umano: tutto questo è oggi Marianne Faithfull. Remoti sono i tempi in cui la femme fatale di Hampstead dispiegava il suo splendore nel proscenio musicale della swinging London, al fianco di icone brucianti di venefiche emanazioni rock, Mick Jagger, Keith Richards, il fuoco nero degli Stones nel sangue. Come remoti sono tempi di “Broken English”, da cui viene qui recuperata Witches Song, album che la consacrava come sacerdotessa maledetta del rock di quegli anni. Eppure, Marianne è ammaliante, ancora, da lei promana il fascino oscuro dei fiori del male germogliati allora e non ancora avvizziti. Anche in quest’ultimo album, “Negative Capability”, risalta la sua vena tenebrosa, frutto certamente anche della collaborazione di Mark Lanegan ed Ed Harcourt, e della formidabile produzione di Warren Ellis, che interviene anche con il suo violino magistralmente in alcuni brani.
Sin dall’incipit Misunderstanding, i toni sono a un tempo languidi e solcati da un senso di abissale profondità, la voce modulata alla maniera di un Leonard Cohen, sulle note di un violino che ricama immagini di distanze incolmabili. Proseguendo lungo il sentiero nascosto come nel fitto di una boscaglia impenetrabile, ci si imbatte nella splendida e poetica traccia di The Gipsy Faerie Queen, dove la voce di Marianne duetta superbamente con quella del grande Nick Cave, creando un’atmosfera di autentica magia. A distanza di parecchi lustri, e con esiti di notevole vividezza, viene poi riproposta l’intramontabile As Tears Go By, classico dei classici delle ‘Pietre Rotolanti’, mentre una nota dolorosa sorge come una fonte d’acqua infernale dai solchi di Born To Live, dedicata alla memoria di Anita Pallenberg, grande amica di Marianne e musa eponima di quegli anni ruggenti. Così come struggente è l’assunto testuale e musicale di Don’t Go, dedicata al chitarrista Martin Stone, anch’egli trapassato nel regno delle ombre. Intense e poetiche, con la voce della Faithfull che sale di livello, un poco alla volta come per un miracolo di longevità artistica, sono, altresì, tracce quali It’s All Over Now, Baby Blue, classico di Bob Dylan, magistralmente rivisitata, la toccante They Come At Night che rievoca i tragici istanti dell’assalto omicida al Bataclan di Parigi, una sorta di ‘danse macabre’ sul ciglio del baratro per chitarra distorta e tastiere oblique, con la voce che domina come su un paesaggio notturno avvolto dalle fiamme, la nenia poetica di No Moon In Paris, in cui il violino regala note di inaudita dolcezza, affiancandosi alla voce sciamanica di Marianne. In ultima analisi, un album sontuoso, ebbro di dolorosa poesia. Commovente.
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