Pendragon MEN WHO CLIMBS MOUNTAINS
[Uscita: 06/10/2014]
Inghilterra
E' un'immagine quanto mai allusiva quella che i Pendragon prospettano sulla copertina della loro ultima fatica discografica. Un provato e vacillante scalatore si aggrappa con le mani sanguinanti ai sassi di una sospirata vetta; “Men who climbs mountais” è appunto il titolo emblematico dell'album che segna il loro ritorno. Una probabile sintesi espressiva con cui il gruppo formatosi a Stroud nell'ormai lontano 1978 ci vuol comunicare di esserci ancora, aggrappato, forse barcollante, ma ancora vivo e vegeto. Pionieri della corrente neo-prog inglese degli anni settanta – con Marillion, Pallas e IQ – i Pendragon pubblicano il loro decimo album di studio a tre anni esatti da “Passion”; nel frattempo Scott Higham, talentuoso batterista co-artefice degli ultimi due lavori ha abbandonato inaspettatamente il resto della comitiva ed è stato sostituito da Craig Bundell. Alle tastiere il veterano Clive Nolan – presente nella line-up dal 1986 – accompagna i soci fondatori Nick Barrett e Peter Gee, voce-chitarra e basso storico della formazione inglese. Trentaquattro anni di composizioni, palcoscenico e vita da band hanno man mano allontanato dall'essenza prog degli inizi le sonorità della band, conducendole verso significative e nuove concezioni stilistiche. Se i primi album erano la mutazione naturale del tramontante movimento degli anni settanta, nella produzione del nuovo millennio le atmosfere si sono fatte decisamente più heavy e inevitabilmente più attuali, delineando una ipotetica parabola musicale che inizia con le risonanze tipiche dei Genesis e si conclude con quelle dei Porcupine Tree.
Men who climbs mountains si sviluppa sulle piste soventemente tracciate dagli arpeggi elettrici della chitarra e sorrette dalla timbrica melodiosa di Barrett. Atmosfere dilatate dove l'apporto delle tastiere di Nolan sono spesso fin troppo relegate a semplice sottofondo. L'intro Belle Ame è un freddo e regolare duetto tra la sei corde e la voce di Barrett ed anticipa Beautiful Soul, traccia dall'incedere serrato che rimanda alle divagazioni heavy prog degli ultimi progetti “Pure” e Passion. Echi di chitarra introducono la suite Come Home Jack/ In bardo che sviluppa i suoi quindici minuti in un crescendo arrembante di percussioni e gradevoli assoli di chitarra. Gli episodi centrali del disco risultano i più meritevoli di nota: le due facce della band sintetizzate nella linea sognante della luce (Faces of light) e quella inquietante ed oscura del buio (Faces of darkness). Due ottime tracce che chiudono una prima parte del disco decisamente apprezzabile; le tre tracce che seguono non sembrano altrettanto all'altezza. For when the zombies come nel suo andamento dondolante, quasi blues, risulta statica e si esalta solo nell'ottimo assolo di Barrett in chiusura. Gli undici minuti della introspettiva atmosfera di Explorers of the infinite naufragano in un finale eccessivamente tirato per le lunghe. L'epilogo Netherworld, manca di tensione emotiva archiviando fin troppo frettolosamente la chiusura dell'album , finendo così per farsi ricordare solo ed esclusivamente per due magistrali assoli di chitarra. In conclusione Men who climbs mountains, sebbene risulti in buona parte gradevole all'ascolto e confermi le assolute ed indiscutibili abilità tecnico-esecutive della band, finisce per non aggiungere niente di nuovo alla lodevole discografia del gruppo risultando fatalmente un'occasione di rilancio sprecata. L'appuntamento è per la prossima vetta.
NOTA : E' stata distribuita in tiratura limitata un'edizione di Men who climbs mountains contenente un bonus disc che raccoglie registrazioni acustiche dal solo Nick Barrett effettuate nel 2013.
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