Leon Russell LIFE JOURNEY
[Uscita: 01/04/2014]
Leon Russell è stato per un periodo di tempo, soprattutto agli inizi degli anni settanta, un importante session man: era quasi dovunque, si può quasi affermare che non ci siano stati musicisti o band di un certo livello che non si siano avvalsi del suo stile pianistico caratterizzato da un gran senso del ritmo e dello swing impreziosito dall’amore per la musica black, dagli Stones alla Band, da Joe Cocker a Gorge Harrison, da Dylan a Elton John a Clapton ai Beach Boys, i suoi lunghi e fluenti capelli precocemente ingrigiti sono stati una delle icone più classiche dell’epoca d’oro del rock. Ma il tastierista di Tulsa non si è limitato solo a suonare per conto terzi, ha avuto una dignitosa carriera solista, che pur senza sfociare mai nel capolavoro, ha dato vita a dischi decisamente meritevoli, in particolare “Leon Russell” il suo debutto del 1970; ha scritto canzoni per altri interpreti ed è stato produttore. Nel 2010 con “The Union”, registrato insieme a Elton John e al quale hanno partecipato anche Neil Young e Brian Wilson ha tentato il rilancio della sua carriera solista arrivando ai primi posti della classifica americana. «Questo è il disco del mio personale viaggio musicale attraverso la vita. Riflette cose che ho fatto e che non ho mai fatto, per una ragione o un’altra.» Con queste parole Russell ha presentato il suo nuovo disco “Life Journey”, spiegandone al contempo il titolo, ed in effetti arrivato a 72 anni, ma ancora in forma, il tastierista può guardarsi indietro e riabbracciare musicalmente la musica che ama.
In questo senso l’album è differente dal precedente duetto con Elton John, qui prevale lo swing e l’accostamento agli standard jazzistici, non a caso a produrlo ha chiamato un veterano di arrangiamenti jazz come Tommy LiPuma. Chi ama il rock sporco e ‘maudit’, qui troverà poco pane per i suoi denti, Leon Russell sceglie la via del crooner, più Sinatra che Mick Jagger, la voce arrocchita si colora di soul, secondo uno stile che oggi è molto in voga in ambito mainstream. Ma la classe di Russell emerge comunque, soprattutto in Come On In My Kitchen (brano già eseguito nel Concerto per il Bangladesh), cover di Robert Johnson, esecuzione in cui lo stile pianistico di Russell e il suo forte senso del ritmo emergono nella maniera migliore, bella la scatenata versione con hammond e chitarra elettrica in primo piano di Fever, brano di Cooley e Davenport, in cui apprezziamo il canto da black di Leon, ma anche Big Lips, uno dei due brani originali di Russell, si fa piacere per il trascinante swing che lo sorregge. Il resto? Il resto dimostra la classe e l’eleganza del nostro, mantenendosi su uno standard di tutto rispetto, certo c’è molto di già sentito, quante volte abbiamo ascoltato una cover di Georgia On My Mind? Ma “Life Journey” va preso per quello che è senza pretendere di più, la personale playlist di un musicista che si confronta con una carriera più che cinquantennale.
Commenti →