Doug Tuttle IT CALLS ON ME
[Uscita: 19/02/2016]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Doug Tuttle ci aveva regalato due anni fa uno dei dischi più belli della terza ondata psichedelica, quella del nuovo millennio. Intitolato col suo stesso nome fin dalla grafica dimostrava di pagare un pedante dazio a un stagione musicale irripetibile. La mirabile Trouble in Mind, splendida etichetta di Chicago ha di nuovo accordato fiducia all'ex Mmoss, gran bel gruppo di Boston, prontamente ricambiata con un disco al solito pieno di belle cose e che suona esattamente come un prodotto di 50 anni prima.
Si tratta di psichedelia ma in questo caso dobbiamo per forza catalogarla come quella più soft e vocalmente più sognante. Le tirate chitarristiche sembrano adesso fortemente ridotte, in favore di vere e proprie canzoni, con parti vocali molto ben curate e parti strumentali molto calibrate. Il ragazzo del New Hampshire si presenta come un vero freak anni sessanta, capelli lunghissimi e una certa rassomiglianza con qualche eroe dei corrieri cosmici teutonici.
Falling to believe potrebbe far venire in mente Bevis Frond se non fosse che il virtuosismo della sei corde non è così marcato e preciso. Doug Tuttle sembra aver messo sul piatto del suo giradischi molte cose dei Byrds, "Fifth Dimension" in particolare, visto che riesce spesso a ricreare la stessa magia di quella leggendaria band. On your way è un gran bel pezzo in quella direzione così come Falling to believe.
Bella per metà e trascurabile la lunga Saturday-Sunday col suo organo tardo sixties mentre forti echi di Rain Parade sono presenti in Make good time e Painted eye, entrambe splendide. E' fin troppo chiaro che la percentuale d'originalità di dischi simili sia ridotta al lumicino e ci saranno certamente molte penne che scriveranno di riciclaggio vero e proprio. Ma il disco resta tutto sommato godibile e il fatto che profumi di già sentito passa decisamente in secondo piano. Decisamente consigliato per i fan della soft psichedelia.
Video →
Correlati →
Commenti →