Holy Wave FREAKS OF NURTURE
[Uscita: 11/03/2016]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Giunti al terzo album, i texani Holy Wave svoltano verso il lato più leggero e sottile della psichedelia americana d’ispirazione sixties. Dopo “Evil Hits” e il fortunato “Relax” gli animi della band di El Paso si rilassano e si distendono: se la circolarità dei riff rimane, ha perso la sua acidità; se la musica rimane debitrice del garage-rock, ha assunto spessore ribadendo il suo intento lisergico.
È a ovest che guardano i cinque (che non escono comunque dal nido materno di Austin per quanto riguarda l’etichetta discografica), verso la California anni ’60 dei Doors, West Coast Experimental Pop Art Band, Buffalo Springfield e Byrds. Si aggiunge, a quella costruzione che era in debito coi 13th Floor Elevators più accesi, un fiume di tastiere, chitarre limpide e sferzanti, mentre la batteria scandisce un pattern arido e assonnato.
L’inizio psych-beat di She Put A Seed In My Ear fa volare sospesi sull’oceano, Wendy Go Round è perfetto west-coast pop, Western Playland dilata le urgenze tex-mex in una trippy jam doorsiana, You Should Lie è un alzata di capo garage pop. California Took My Bobby Away è un incalzante turbinio di tastiere e tamburi, un’inquietante non-ballata, una progressione onirica che dà molto da imparare ai Tame Impala; Air Wolf assorbe le melodie solari dei ’60 e le traspone nell’ariosità pop anni ’80. Our Pigs tamburella su intrecci di chitarre e farfisa; Sir Isaac Nukem è ancora una volta jingle-jangle pop annebbiato da etere tastieristico.
Il pow-wow acido di Magic Landing e l’abbagliante beachboysiana Minstrel’s Gallop chiudono l’album. Dotati di senso dell’umorismo, mai banali o inconcludenti, gli Holy Wave mettono a segno un grande terzo disco. La scena psichedelica del Texas dimostra di sapersi evolvere e cercare soluzioni finora inedite.
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