Holy Wave RELAX
[Uscita: 12/02/2014]
# Consigliato da Distorsioni
Giovane band proveniente dalle assolate terre del Texas (Austin), gli Holy Wave giungono con "Relax" al secondo capitolo della propria carriera discografica. Esplicitamente debitori di quel rock lisergico che nella seconda metà degli anni ‘60 incendiò le menti dei giovani californiani, questi cinque ragazzi attingono in più di un'occasione direttamente anche all'eredità psichedelica custodita nel Regno Unito. Gli Holy Wave si inseriscono quindi in un consolidato filone revival, ponendo questo nuovo lavoro come una sorta di sintesi della molteplicità stilistica di certi sixties. E là dove l'origine texana ed il sound in molti tratti ipnotico fanno venire in mente quello ruvido ed orgiastico dei 13th Floor Elevators (Do you feel it?) o gli sperimentalismi estremi dei Red Krayola, troviamo altresì un'attitudine molto più incline al beat e al surf. In più di un'occasione si avverte la netta sensazione che gli Holy Wave vogliano rendere omaggio al proprio retroterra musicale spingendosi in citazioni niente affatto celate; come non sentire i Beach Boys in un brano come Surfin' MTA oppure i Pink Floyd di Syd Barrett in Night Tripper, song altresì dalle movenze marcatamente velvetiane?
E ancora, in Wet & Wild, uno dei momenti più accattivanti dell'album, il richiamo all'organo di Ray Manzarek dei Doors è quantomeno immediato, mentre l'influenza dei Byrds si fa piuttosto marcata in Psychological Thriller. Le strutture semplici e reiterate di Son of Sound e Shamania, altri due episodi di buon livello, ci riportano invece ed inevitabilmente ai più contemporanei Wooden Shjips. Altre citazioni più o meno palesi sono presenti in Change Your Head/Ecstatic Moment, dove potremmo giocare ad immaginarci i Jane'Addiction del primo periodo intenti a metabolizzare i Jefferson Airplane. Ad ogni modo, se da una parte appare dichiarata l'intenzione degli Holy Wave di chiamare in causa una parte importante della storia del rock psichedelico, non si può dall'altra non sottolineare la coerenza di un' idea di insieme che lega tra di loro questi undici brani. Al di là delle citazioni, quindi, una ricerca stilistica e un gusto personale sono facilmente rintracciabili, nonchè una genuina abilità nel produrre canzoni efficaci nel permeare l'ascolto. Canzoni che, infine, potremmo inscrivere in un più ampio insieme, quello del pop. Valga, in tal senso, la capacità di un pezzo come Star Stamp di imprimersi piacevolmente e per parecchio tempo nelle nostre orecchie. Per concludere, non ci troviamo certamente di fronte ad una rivelazione, ma l'album si fa ascoltare che è una bellezza.
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