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24 Novembre 2017

Vijay Iyer Sextet FAR FROM OVER

2017 - ECM
[Uscita: 25/08/2017]

Stati Uniti     #consigliatodadistorsioni

 

Il ritorno del pianista di origini indiane Vijay Iyer è un arrembante lavoro collettivo che a differenza dei precedenti mette al centro le qualità espressive dei singoli componenti il sestetto, tra i migliori musicisti della scena attuale newyorkese. Eravamo abituati ad ascoltare Iyer in trio, in duo o in solo e stavolta invece in sestetto, con al suo fianco elementi del calibro di Steve Lehman al sax alto e Tyshawn Sorey alla batteria, con i quali Iyer si è già da tempo confrontato, tuttavia non con progetti a nome proprio. Le armonie del piano girano attorno a dei costrutti elaborati e lasciano ampio spazio alle discese improvvisate dei fiati, tromba e flicorno di Graham Haynes e del sax tenore di Mark Shim, oltre al già menzionato sax alto di Lehman. Iyer suona anche il Fender Rhodes ed è con questo che introduce l'ondivaga Nope, terza traccia che sembra proprio tracciare nello spazio la punteggiatura del disco.

 

L'atmosfera si fa più rada e i battiti decelerano nella astrale successiva End of The Tunnel per poi riprendere forte impulso subito dopo in Down to the Wire (ma non è la canzone di Neil Young!) ove ritorna l'Iyer di sempre, quello che si mette al centro del proprio stesso universo, salvo cedere il passo prima a un lungo solo di sax tenore con una ritmica incredibilmente furibonda, poi a un rullante solo di batteria. Tutto rallenta di nuovo quando si passa al tributo ad Amiri Baraka (For Amiri Baraka), una breve ma intensa nota poetica dedicata al grande paroliere e agitatore. La complessità armonica e ritmica dei brani precedenti viene messa da parte quando si passa a Into Action che presenta una struttura più semplice, dal carattere modale. Il tempo ricomincia a scorrere lento nel risveglio di Wake con le effusioni di delay nella tromba, l'elettronica e le note di piano ipnotiche e si fa nuovamente dirompente con le figure da marcia che evocano il calpestio spedito dei passi militari sulla terra di Good on the Ground, ancora una volta con un poliedrico solo di Tyshawn Sorey. Il crescendo finale della conclusiva Threnody è un sentito commiato nei confronti dell'ascoltatore che di certo potrà ritenersi soddisfatto e fare ritorno all'ascolto, di questo o di un futuro prossimo disco di Iyer in un futuro certamente prossimo.

Voto: 8/10
Sergio Spampinato

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