Ottone Pesante DoomooD
[Uscita: 18/09/2020]
Quarta release in un onoratissimo lustro di attività per gli Ottone Pesante, la cui ispirazione e voglia di sperimentare sembrano inarrestabili. Il trio faentino, composto dai fiati di Francesco Bucci e Paolo Raineri e dalla batteria di Simone Cavina, ha trovato fin dagli esordi una propria spiccata personalità artistica ed un’assoluta unicità nel panorama musicale della musica estrema ed underground, mettendo d’accordo amanti del metal e del jazz. A distanza di due anni dalla pioggia di fuoco di “Apocalips”, il palindromico “DoomooD” cambia registro puntando su atmosfere lugubri e desolanti, che rappresentano la cifra stilistica principale del disco: nonostante l’ispirazione sia squisitamente letteraria e rievochi l’immaginario di Lovecraft e Blake, reso ancor più potente da una magniloquenza sonora di stampo quasi Wagneriano, il clima dell’opera sembra a tutti gli effetti figlio dei tempi che stiamo vivendo. Il lockdown, la distanza e il crollo di ogni certezza dell’umanità in questi tempi così confusi trovano in “DoomooD” una colonna sonora perfetta per via del tono crepuscolare e sinistro dei dieci brani. L’imponente sound degli Ottone Pesante si esprime al meglio tanto nei brani più orchestralmente articolati come Grave, Coiling Of The Tubas e nelle magistrali Into The Chasm e End Will Come When Will Ring The Black Bell alle quali, come il titolo ben suggerisce, è rispettivamente affidato il compito di aprire e chiudere le danze. Molto interessanti sono anche le “ospitate” vocali: in Tentacles la solenne voce di Sara, voce dei Messa, scandisce l’inesorabile marcia verso l’abisso più oscuro, sposandosi perfettamente all’inesorabile spirale sonora di fiati e percussioni, che non lascia alcuno scampo all’ascoltatore. Dietro l’apparentemente giocoso titolo Serpentine Serpentone si cela uno splendido esempio di black metal sinfonico: il feroce growl di Silvio Sassi degli Abaton, accompagnato dalla maestosa sinfonia degli Ottone Pesante, rievoca nell’ascoltatore i migliori lavori dei Cradle Of Filth, in un brano breve dove i quattro musicisti offrono un saggio di rara potenza ed eleganza. Perfettamente dosato nei suoi vari elementi e curato in ogni dettaglio, “Doomood” è un album in cui atmosfere doom/gothic e potenza metal trovano il punto d’equilibrio perfetto con l’estro e la vena più sperimentale del jazz, risultando il miglior lavoro ad oggi degli Ottone Pesante: il trio faentino continua così con coerenza ed originalità il proprio percorso di crescita, stupendo ancora e catturando inesorabilmente l’ascoltatore in un loop di ascolti, attraverso il quale è possibile cogliere di volta in volta le tante sfumature del ricco sound del disco, che già è possibile annoverare fra le migliori release italiane del 2020.
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