Los Lobos DISCONNECTED IN NEW YORK CITY
[Uscita: 29/10/2013]
Quarant’anni di carriera meritano una celebrazione, e Los Lobos hanno pensato che il miglior modo per metterla in atto fosse una tournée, che è già iniziata e proseguirà durante il prossimo anno. Per chi non voglia aspettare di vederli "on stage” (e chissà se noi, nella periferia dell’impero, avremo quest’occasione) è pronto questo doppio album, registrato alla City Winery di New York City a dicembre dell’anno scorso, in versione “disconnected”, cioè quasi completamente acustica, in cui i nostri lupacchiotti ripercorrono la propria lunga storia, mescolando brani classici della loro produzione con altri più recenti, il tutto con la solita classe, a dimostrazione che non abbiamo affatto a che fare con vecchie glorie sfiatate buone per il circuito revivalista. Per i più distratti, un po’ di storia: Los Lobos nascono nei lontani seventies a East L.A. dall’incontro di David Hidalgo, cantante e chitarrista, e Louie Perez, compagni di scuola con in comune l’amore per musiche non troppo convenzionali. Ad essi si uniscono a stretto giro di posta Cesar Rosas e Conrad Lozano, rispettivamente alla chitarra e al basso, completando la formazione iniziale, che si completerà in seguito con l’arrivo del sassofonista e tastierista Steve Berlin, ex Blasters. I nostri si fanno le ossa portando in giro per i club pieni di chicanos, ma anche a matrimoni e feste varie, il loro mix di musica americana proveniente da sopra e sotto il confine con il Messico.
Ci vuole un po’ prima che la loro carriera discografica abbia inizio, ma dal 1983 in poi la produzione è abbondante, oltre una ventina di album, compilation e dischi dal vivo compresi. Los Lobos sono spesso identificati come “quelli de La Bamba”, avendo opportunamente eseguito la colonna sonora dell’omonimo film imperniato sulla storia dello sfortunato Richie Valens, ma la loro produzione, che mescola blues, rock e musica centro e sudamericana con grande gusto, merita un ascolto più attento: dischi come “How Will The Wolf Survive”, “Kiko” e “Good Morning, Atzlan” hanno sicuramente cittadinanza nello scaffale di chi ami la musica americana “tout court”, e la chitarra di David Hidalgo splende di luce propria. Arriviamo quindi a questo “Disconnected In NYC”, di cui è difficile dare un giudizio meno che positivo, visto che ci dà l’occasione di riascoltare “oldies” come The Neighborhood, o Set Me Free (Rosa Lee), ballate strappacuore come Tears Of God, ritmi caraibici, con la partecipazione degli ottimi percussionisti Enrique “Bugs” Gonzales e Camilo Quinones, come Chuco’s Cumbia (appunto), La Venganza De Los Pelados, o la saltellante Maria Christina. C’è anche La Bamba, in medley con Good Lovin’ e poi la splendida Tin Can Trust, una specie di folk rock che ricorda lontanamente, addirittura, i Traffic, con un assolo di chitarra da delirio. E qui viene l’unico rimpianto che l’album ci lascia: avessero attaccato gli amplificatori, chissà cosa ne sarebbe venuto fuori. Ma, alla fine, non ci si può certo lamentare. Se non conoscete Los Lobos, potete senz’altro cominciare da qui.
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