Squarcicatrici ZEN CRUST
[Uscita: 15/03/2014]
# Consigliato da Distorsioni
Nel 2006 il bravo polistrumentista Jacopo Andreini, insieme ad un fitto stuolo di collaboratori, fece uscire per l’etichetta Saravah l’album “Bossa Storta”. Probabilmente alla luce degli stessi intenti e intuizioni presenti su questo lavoro prende vita ufficialmente l’ensemble Squarcicatrici con un album omonimo del 2009. Accanto ad Andreini (sax, batteria), le cui militanze nell’Enfance Rouge - ma soprattutto nei Jealousy Party - non ne nascondono innumerevoli influenze, Matteo Bennici (violoncello e basso), Andrea Caprara (sax tenore e percussioni), Enzo Rotondaro (batteria), Pietro Spitilli (contrabbasso). Con “Zen Crust” si arriva all’apice evolutivo del sound Squarcicatrici, un crocevia di folklore che attinge al tribalismo africano e alle suggestioni visive del medio oriente, fino ai ritmi di bossa più caraibici e sud americani, il tutto liberamente associato al free jazz, assalti avant punk, jam dada impro con contaminazioni di noise ed elettronica. Il disco, corredato dalla splendida cover realizzata dal maestro fumettista Squaz, esce in versione vinilica per Escape From Today e in CD per Wallace Records. Un’ora scarsa di rumore incontenibile che gioca sulla decostruzione melodica e sugli strappi ritmici. Una rivisitazione post esistenziale dei collage blasfemi che per Beefheart passavano dallo smembramento del blues e per gli Holy Modal Rounders per quello del folk, qui la vena dissacratoria e alternativa passa per un lungo tour transcontinentale.
Bozzetti frammentati, dinamiche scomposte per ottenere una vivacità sonora incredibilmente fluida e orecchiabile, ariosa tanto nelle progressioni tortuose e nella fusion sperimentale che nelle fasi più massicce e corpose in cui predomina un power drumming incalzante quanto scanzonato e smaliziato. Testi come la funambolica omonima Zen Crust o le prime due tracce ( Bilaa jawaaz safar e Apopse pethainei o fasismos) che procedono tra linee arabeggianti di sax in dialogo con un basso cupo e metronomico, non hanno nulla che li faccia accostare ai tribalismi da world music o alle più comuni cavalcate free jazz. Sarebbe più appropriato parlare di collage strumentali capaci di volta in volta di scomporsi e ricombinarsi in un effluvio caleidoscopico di colori sgargianti. Le attinenze con Squartet, Tougsbozuka, Testadeporcu e Jealousy Party sembrano riportare ad una scena di assalto mutante tipicamente nostrana. Assolutamente schizoide e multi sfaccettata la bellissima Fremente con i fiati in libera contorsione o la jam Saffo's Wedding Party con tanto di crepitare di contrabbasso e nitriti equini. Miseria Violenta con la mandola e i campanacci. Una sorta di creatività istintiva e primordiale che procede artisticamente tentando di rielaborare le varietà e le contraddizioni del nostro pluriverso allo sbando.
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