Pierpaolo Bibbò VIA LATTEA
[Uscita: 22/01/2018]
«Dal Nuraghe alla Via Lattea. Dalle origini, impresse indelebilmente nel nostro genoma, al ritorno allo stato di pura energia. Atomi nell'universo.»
Riavvolgere il nastro della memoria ed esternare l'affetto per le proprie lande d'origine attraverso dolorose storie di vita e nostalgici ricordi d'infanzia. E' un vincolo a doppio filo, un sentimento imperituro quello che unisce Pierpaolo Bibbò alla Sardegna; a un lustro esatto da “Genemesi” il cantautore cagliaritano ritorna sulla scena discografica con un lavoro inedito intitolato “Via Lattea” prodotto in tandem con Vannuccio Zanella della M.P. & Records. Salgono così a tre gli album di studio all'attivo dell'artista isolano (il primo rilasciato ad inizi anni ottanta, “Diapason” è un gioiellino di intuizione progressive passato inosservato al momento della distribuzione e rivalutato nel corso degli anni a venire) artefice di una prova da 'one man band' nella quale, spaziando a trecentosessanta gradi, scrive testi, elabora arrangiamenti e suona tutti gli strumenti a esclusione delle sole percussioni, affidate per l'occasione a Simone Spanò. E' nel suo studio di registrazione in Arzachena (battezzato Diapason in onore dell'introvabile vinile d'esordio) sotto la supervisione artistica di Fabio Orecchioni che Bibbò ha tracciato la sua personalissima “Via Lattea”.
Battiti tribali ed alchimie elettro-cosmiche introducono la magica trasvolata Dal Nuraghe alla Via Lattea, opener strumentale che anticipa 17 Febbraio 1943, dinamica suite rock-sinfonica che richiama alla mente i drammatici bombardamenti degli alleati su Cagliari nel corso della seconda guerra mondiale. Un misurato interplay tra piano e voce muove gli orditi della intimista Nient'altro, mentre il susseguirsi di ingialliti flash-back illumina Corso Vittorio Emanuele II (1962) traccia caratterizzata - come la successiva Quando rinascerò - da un accattivante arrangiamento che sembra godere dell'influenza di certe atmosfere tipiche del Battiato-style. Tra miraggi di libertà e fantasie al limite della follia la profonda timbrica di Bibbò svela l'identità de Il matto del villaggio, episodio centrale di un disco che affida il suo epilogo alle pacate riflessioni di Ho quasi smesso di sognare, sorta di profondo inventario esistenziale. Puzzle di sensazioni autobiografiche “Via Lattea” è il significativo tributo di un navigato artista ad una terra fuori dal comune, selvaggiamente magica qual è la Sardegna. Fantasticando di tornare a battere i sentieri di casa che lo hanno visto diventare uomo, l'incantautore Bibbò (così ama definirsi il musicista) dispensa una sincera alchimia emozionale che riesce a circoscrivere i contorni di una regione in una luminescente galassia. Potere della passione e della musica.
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