Thomas Guiducci THE TRUE STORY OF A SEASICK SAILOR IN THE DEEP BLUE SEA
[Uscita: 20/10/2016]
#consigliatodadistorsioni
“The True Story Of A Seasick Sailor In The Deep Blue Sea” è il successore di quel (bellissimo) “The Heart And The Black Spider” che più di tre anni fa aveva sorpreso chi, come chi scrive, era abituato a considerare Thomas Guiducci nei panni di blues man o del Rory Gallagher italiano; non parliamo di imitazione, è sempre stato un interprete rispettoso e, proprio per quello, non calligrafico ma piuttosto innovativo. Quel disco, intestato a Thomas Guiducci & The B-Folk Guys, ne disvelava l'intima volontà di ampliare il linguaggio espressivo, fino a quel punto legato al rock-blues, innervandolo di folk, country: Americana, insomma. Da allora sono cambiate alcune cose: gli attori sono gli stessi, ma la cifra stilistica è così personale, cantautorale, da rendere necessaria l'attribuzione al solo autore, benché i sodali si sentano (eccome!) e si dimostrino sempre eccellenti nei loro interventi.
Stavolta non si tratta di una semplice raccolta di canzoni, ma di un progetto più articolato: un concept al quale si affiancano quattro racconti (all'interno della confezione, molto bella, c'è il codice per scaricarli), con un comune denominatore rappresentato da quel mare verso il quale Thomas, riminese di nascita ma torinese di adozione, manifesta di avere nostalgia a metà, come il personaggio del quale racconta la storia, un marinaio che soffre il mal di mare, ma che quando tocca terra non vede l'ora di tornare alla sua nave. Musicalmente si tratta di un album affascinante, aperto da Seasick Sailor, superba ballata folk/jazz introdotta da un clarinetto che, unitamente a tromba e trombone, le conferisce una veste vagamente ‘new orleans’ che conquista subito. Gli elementi folk (non solo americano, come dimostra un brano quasi "balcanico" come Hangover Song, che vede la partecipazione di Luca "Swanz" Andriolo, coproduttore dell'intero lavoro) sono preponderanti nella prima parte, alla quale appartengono anche il lamento This Is Not A Love Song e l'affascinante Ghost Town, mentre l'ideale lato B vede prevalere tratti blues molto scuri, fangosi, hard boiled (Jericho Rose e Mrs.Hope, d'altronde, sono quasi delle happy ending murder ballads, se questa definizione avesse un senso), brani che durante l'esecuzione dal vivo saranno dilatati fino ad assumere accenti psichedelici. A questo proposito Guiducci trae il massimo dalle sue chitarre (Orange Moon).
La serata di presentazione del disco, al Magazzino di Gilgamesh di Torino, ha visto sfilare tutti gli ospiti presenti nel disco, dal clarinetto di Adeline Melo al trombone di Marta Antolovich, dal violino di Francesca Musnicki al theremin di Lorenzo "Lord Theremin" Giorda, assieme al banjo del "bifolco ad honorem" Roberto Necco. Una parata di strumenti non proprio usuali sui dischi di casa nostra, ma spesso latitanti anche in ricche produzioni straniere, che affiancano le favolose sfumature di tromba, flicorno, tastiere e "rumori" vari di Stefano "il Cardinale" Chiappo, la batteria fantasiosa, precisa e mai invadente di Piero Supino, il contrabbasso e il basso elettrico del bravissimo Roberto Tatoni. Siamo di fronte a un lavoro serio, curato, ben scritto, suonato e prodotto, che scorre benissimo fino a The Magpie, ballata da 7 minuti, ultimo brano del concept al quale si aggiunge la bonus track Empty Shells a stemperare la tensione. Un gran disco, godibile, profondo, ricco di suoni e colori ma non chiassoso, ricco soprattutto di belle canzoni.
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