Tetes De Bois EXTRA
[Uscita: 30/09/2014]
Italia- Francia # Consigliato da Distorsioni
Ritornano a due anni di distanza dal loro ultimo lavoro i romani Tetes De Bois e ritornano ad occuparsi di uno dei loro amori artistici, quel Leo Ferrè con cui si erano già cimentati nel 2002 con “Ferré, l’amore e la rivolta” e che ai tempi portò al gruppo 18.000 copie vendute in Italia, 4.000 copie vendute in Francia, e la vittoria al Premio Tenco della Targa come migliori interpreti di quell’anno. Non è un disco da gradimento al primo ascolto questo “Extra”, omaggio nel ventennale della morte dell’artista francese, ma un lavoro da ascoltare varie volte ed in vari momenti per poterne cogliere l’animo zingaro di Se te ne vai o da alba della vita di Tango musicata dai Tetes De Bois sulle liriche di Ferrè. Testi di Verlaine, Rimbaud, Baudelaire e dello stesso Ferrè a generare immagini che prendono vita tra silenzi, pianoforti soffusi e sassofoni sanguinanti come una fotografia sbiadita tra le cui pieghe è possibile ricostruire un passato troppo velocemente dimenticato e che rivive in maniera drammaticamente attuale nelle quotidiane tensioni odierne. E così Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica) canta con Andrea Satta di minatori che scavano nella loro apatia in Tu non dici mai niente e Francesco Di Giacomo regala emozioni nella versione live de Il tuo stile, registrata live al Parco della musica di Roma nel Giugno dello scorso anno.
E’ stata recentemente interpretata anche da Mauro Ermanno Giovanardi già ospite del gruppo (sarebbe stato benissimo in questo progetto che vede teatro e musica, drammaturgia e cinematografia fondersi in una armonia perfetta). Verlaine ci racconta di amori impossibili anche nel nuovo millennio in Pattinava. Dieci tracce che scorrono tra le onde della lucida follia e malinconia che ci ricorda che agli angoli delle strade la speranza è morta ma l’amore è ancora capace di aprire scrigni sepolti. Una menzione particolare va anche all’artwork del disco, estremamente curato e davvero piacevole, da sfogliare come integrazione sensoriale all’ascolto. Ennesima prova di musica alta di non facile ascolto e certamente non da “classifica” (per quello che può oggi valere questa definizione) ma capace di evocare ricordi dell’anima soprattutto ad un pubblico non giovanissimo, con la speranza di riuscire a tramandare una tradizione ed una lezione di grande spessore artistico anche alle generazioni attuali. Non sembra una impresa facile tra talent show e derive culturali ma i Tetes De Bois sembrano non curarsene affatto e volerci comunque provare: solo per questo meritano un elogio particolare ed il giusto rispetto.
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