Zen Circus CANZONI CONTRO LA NATURA
[Uscita: 21/01/2014]
C'era molta attesa intorno al nuovo disco degli Zen Circus, al pari del Teatro degli Orrori il più apprezzato e chiacchierato dei gruppi nostrani. Formazioni che da anni ormai dividono i numerosi aficionados, tra convinti estimatori e denigratori tout court. Dopo il fortunato e riuscito "Nati per subire" di due anni fa, con "Andate tutti affanculo" (2009) il loro disco migliore, c'era stata la gradita parentesi del disco solo di Andrea Appino con l'album "Il testamento", riuscita sortita personale del cantante pisano. Un disco che come spiega lo stesso "ho voluto fare uscire perché avevo troppe canzoni mie che temevo non potessero avere la giusta collocazione nei dischi e nel progetto musicale degli Zen Circus".Con queste premesse era lecito aspettarsi qualcosa di nuovo e decisivo dal nuovo disco. Ma la nuova creatura fa storcere la bocca e crea perplessità assortite. C'è pure la sensazione che il bravo Appino si sia tenuto molte cose interessanti per il suo esordio in solitario, tralasciando un po' il nuovo Zen Circus. Solo sensazioni ripeto.
I pisani in "Canzoni contro la natura" non hanno di certo abbandonato le loro linee guida, quello spirito anarcoide di fondo, quella lingua biforcuta, quell'avercela con tutto e con tutti, con il disprezzo (giustificato) di una società che regala solo amarezza e male di vivere. Le canzoni funzionano bene ancora una volta, forse con meno efficacia del passato, ma c'è la netta sensazione del già sentito, di canzoni che sembrano fare il verso a quelle dei dischi precedenti. Viva però è un perfetto opener, sarà cantata a squarciagola da tutti oltre ad essere ideale apertura delle infuocate esibizioni del trio pisano e lo stesso pezzo che ha ispirato il titolo del disco, "Canzone contro la natura" con il cameo-reading di Giuseppe Ungaretti, estratta da un film-documentario di Pasolini ha più di un motivo d'interesse. Vai vai vai con sapori tex-mex e la bella dedica ad un grande artista in Dalì sono episodi riusciti, allineati con il meglio della produzione passata. Anche se dobbiamo rilevare che in questi solchi mancano songs irresistibili del livello delle vecchie Figlio di puttana, Vana gloria, Vent'anni, Ragazza eroina per non parlare di long tracks come Andate tutti affanculo.
E' un disco questo "Canzoni contro la natura" che se fosse uscito 3-4 anni fa avrebbe fatto una impressione differente, adesso appare solo un giocare sul sicuro, senza cercare nuovi orizzonti sonori, senza la minima traccia d'evoluzione. Il gruppo ci fa sapere che ha fatto tutto da solo o quasi, produzione e registrazione inclusa e lo spirito live che dovrebbe venir fuori dai pezzi si sente, ma questo forse non basta. E' un disco che le giovani, anzi giovanissime generazioni vista l'età media ai concerti del gruppo, custodiranno con gelosia, lo ascolteranno spesso, e probabilmente per gli stessi sarà l'ennesimo capitolo di una discografia che dalla svolta del cantato in italiano è stata inappuntabile. L'impressione è che gli Zen Circus abbiano, allo stesso modo di un bravo e diligente studente, svolto il loro compitino con sufficienza, senza sbavature, senza rischiare più di tanto ma senza entusiasmare o stupire l'ascoltatore. Ma forse era proprio questo che cercavano Appino e soci, un tranquillo approdo in porti sicuri: questo nuovo disco ha il sapore di un minestrone un po' insipido e cucinato con poca fantasia. Un occasione persa, peccato, ma il tempo per recuperare e rifarsi c'è tutto. Perché in fondo noi agli Zen Circus vogliamo bene.
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