Wu Ming Contingent BIOSCOP
[Uscita: 18/04/2014]
Ci sono storie, storie di persone di cui riconosciamo senza difficoltà il ruolo nella Storia. E poi altre persone delle quali invece spesso sappiamo poco. Ed altre ancora di cui addirittura ignoriamo l'esistenza. Ognuna di queste però ha compiuto delle scelte che hanno inevitabilmente influenzato il corso degli eventi; quel fiume che diventa il corpo della Storia. Ma la Storia, oltre a custodire il senso di ciò che siamo, porta con sé un difetto: tende ad appiattire le figure adagiate sulla freccia del tempo. E soprattutto la Storia è soggetta a reinterpretazioni e cancellazioni a seconda di chi ha il potere, in un dato momento, di riscriverla. Mentre è dovere dello storico riuscire a mantenere per quanto possibile una certa oggettività, spetta sovente alla letteratura il compito, ricorrendo anche a delle invenzioni, di restituire tridimensionalità ai personaggi cercando di rielaborarne una complessità tutta umana nella sua contradditorietà. E proprio sullo slancio della propria avventura letteraria, anche in "Bioscop" il collettivo Wu Ming si concentra nel narrare storie nella Storia, tratteggiando i contorni tanto di personaggi noti (Ho Chi Minh, Sòcrates), tanto quelli dapprima sfumati di altri diversamente relegati al ruolo di comparse (Bradley Manning, Peter Normann): “nel nostro album c'erano le foto che credevamo di conoscere bene...ma c'è vita oltre la cornice e una voce che tace fuori campo” (cit. Peter Normann). E le storie scelte da Wu Ming hanno quasi sempre a che fare con delle rivoluzioni.
Uscito quasi in contemporanea con l'ultimo romanzo collettivo "L'armata dei Sonnambuli", questo lavoro discografico non stupirà più di tanto i più attenti seguaci dei Senza Nome. A più riprese infatti, alcuni autori del collettivo hanno nel corso degli anni prestato la loro voce e la loro presenza su più di un palco. Tra gli esempi più calzanti c'è sicuramente quello di Wu Ming 1 (assente nel Contingent) e della sua collaborazione col batterista e compositore Francesco Cusa. Oppure quello di Wu Ming 2 (voce del Contingent), spesso assieme a musicisti come Egle Sommacal (Massimo Volume) e Danilo Gallo (El Gallo Rojo). E' già da un bel po' invece che gli artefici di questo "Bioscop" si esibiscono dal vivo con il nome di Wu Ming Nabat Ensemble. Ebbene si, proprio i Nabat. Una convergenza questa, tra Wu Ming e lo storico gruppo della scena oi! bolognese, che si deve al chitarrista Riccardo Pedrini, ormai anche conosciuto per le sue recenti incursioni nella letteratura come Wu Ming 5. E' il punk rock, quindi, ad accompagnare i testi narrati da Wu Ming 2 in quello che si pone a metà strada tra reading e un cantato molto vicino allo stile oi! Un album situazionista, definitivamente militante capace di ricordare l'energia dei primi Assalti Frontali, oltrechè rievocare e porsi in continuità con nomi ormai illustri di quel reading che proprio a Bologna ha trovato i suoi migliori esponenti, Massimo Volume e Offlaga Disco Pax in primis.
Anche se a più riprese verrebbe la tentazione di citare i veterani CCCP per via di un limitrofo terreno punk, vale la pena sottolineare come siamo invece molto lontani dalle litanie salmodiate di Ferretti. Non tutti i brani di "Bioscop" raccontano delle storie. In continuità con l'attività di critica militante esercitata in rete attraverso la comunità Giap, il Contingent non risparmia di passare al tritacarne convinzioni e convenzioni di quest'era assolutista di mercificazione del pensiero; l'esaltante La Rivoluzione (non sarà trasmessa su YouTube) non si ferma semplicemente a rendere omaggio al poeta e musicista Gil Scott-Heron, quanto piuttosto sembra suonare come una vera e propria dichiarazione di guerra! Subito dopo ci pensa Cura Robespierre a smantellare alcune stupidità partorite dal basso ventre di “questi tempi idioti” (cit.). Un discorso a parte merita Stay Human, nel quale l'esortazione di Vittorio Arrigoni viene contrapposta, attraverso un'amara oscillazione dei significati e delle attribuzioni, allo 'stay foolish, stay hungry' di Steve Jobs. Per concludere, bisogna sottolineare come alle volte, durante l'ascolto, si senta il bisogno di un cambio di dinamica perchè si possa riprender fiato. Ma forse il modo migliore per affrontare "Bioscop" è lo stesso che molti adottano nella lettura di una serrata raccolta di racconti brevi: un po' per volta. D'altronde è chiaro che questo non è un disco come gli altri.
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