The Jayhawks BACK ROADS AND ABANDONED MOTELS
[Uscita: 13/07/2018]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
In trentatré anni di storia dieci dischi: tra questi tre capolavori del calibro di “Hollywood Town Hall” (1991), “Tomorrow The Green Grass” (1995) e “Rainy Day Music” (2003) e altri due più che apprezzabili, “Sound Of Lies” (1997) e “Smile” (2000), già privi dell’apporto di Mark Olson. Poi però gli ultimi capitoli dei Jayhawks erano stati poco significativi, anche se nel non memorabile “Mockingbird Time” (2011) c’era un momentaneo, atteso ritorno di Olson al fianco di Gary Louris, con quelle splendide armonie vocali, marchio di fabbrica di un'irrequieta coppia artistica nuovamente scoppiata al momento del penultimo, appena più che discreto, “Paging Mr. Proust” (2016). Qualcosa faceva propendere per una sottovalutazione della nuova uscita targata Jayhawks, ma “Back Roads And Abandoned Motels”, bellissimo titolo che campeggia su una copertina illustrata a sorpresa dal grande regista Wim Wenders, sin dal primo ascolto si dimostra opera di pregio, rivelandosi l’ideale successore di “Rainy Day Music”.
L’apertura, affidata a Come Cryin’ To Me e cantata dalla tastierista Karen Grotberg, lascia all’inizio perplessi: oltre al cantato femminile, sinora inedito in guisa di solista, anche l’incedere caracollante tra Fleetwood Mac e Pretenders, sottolineato da fiati di chiara matrice soul, sembra giungere dal periodo più pop del gruppo (anche se proviene da un disco della co-autrice Natalie Maines), ma risulta poi talmente irresistibile da lasciare piacevolmente impressionati. Ma a questa fa seguito Everybody Knows, la più classica delle ballate “alla Louris”, armonie vocali e tutto il resto, arioso ritornello compreso, e così tutto torna sui binari che conoscevamo, grazie all’ottima produzione di Ed Ackerson (con lo stesso Gary): la suddetta song invece è co-prodotta da John Jackson, membro della band che si destreggia tra chitarra, violino e mandolino.
Funzionale anche la disponibilità del leader di affidarsi ad altri collaboratori in fase di scrittura, tra i quali Jackob Dylan nella bellissima Gonna Be A Darkness, affidata alla voce del batterista Tim O’Reagan; la particolare, e affascinante, El Dorado è scritta assieme a Malcom Burn e Carrie Rodriguez ed è nuovamente cantata da Karen. Tra brani più tipici (Bitter End, Backwards Women, Carry You To Safety) e ballate di stampo quasi beatlesiano (Long Time Ago, nuovamente cantata da O’Reagan) o più aderenti ai canoni folk (Need You Tonight, Bird Never Flies), si giunge al termine con Leaving Detroit (scritta dal solo Louris come la già menzionata Carry You To Safety), una ballata che fa pensare al Paul Simon degli anni ‘70. Un disco prezioso, che oltre ad essere magnificamente suonato (dimenticavamo: al basso Marc Perlman, al solito discreto ma sostanziale) torna a far volare alto il nome Jayhawks come non accadeva da ben quindici anni.
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