The Orb Abolition Of The Royal Familia
[Uscita: 27/03/2020]
Ogni paio d’anni, in media, di recente, la capsula spaziale del comandante Alex Paterson, Orb, torna a orbitare in lattea rifrangenza nella costellazione di Orione. Era già successo nel 2015 con “Moonbuilding 2703 AD”, e nel 2018 con l’ottimo “No Sounds Are Out Of Bounds”. Ritorna adesso, validamente affiancato dal fido Michael Rendall e con la collaborazione del bravo Gaudi, con un album, more solito, pregno di riferimenti sonori variegati e proteiformi: “Abolition Of The Royal Familia”, dal forte riferimento tematico, non già, come si potrebbe pensare d’acchito, riguardo alla situazione odierna, post-brexit, della Casa Reale, sibbene alla politica coloniale della progenie di Albione in Estremo Oriente nel secolo decimonono. Il tessuto musicale dell’album, invece, si sostanzia paradigmaticamente in tre parti, ciascuna con una caratterizzazione stilistica peculiare. La prima parte è connotata da ritmi eminentemente funkadelici e dancetronici: Daze - Missing & Messed Up Mix con la voce di Moritz Von Oswald che ritroviamo anche nella tirata hard dance di House Of Narcotics - Opium Wars Mix. Degno di particolare menzione è l’omaggio a Steven Hawking, Hawk Kings - Oseberg Buddhas Buttonhole, una trasvolata di matrice acid house di un certo impatto; sulla stessa frequenza d’onda si attesta Honey Moonies - Brain Washed At Area 49 Mix, una serie iterativa di battiti ossessivi intervallati da frammenti di spoken word. La seconda parte si apre con Pervitin - Empire Culling & Hemlock Stone Version, dai riferimenti a canoni di matrice puramente ambient, con tanto di inserti di tromba e spoken word a connotarne l’ordito, per una traccia davvero intrigante; Afros, Afghans And Angels - Hëlgo Treasure Chest è ebbra di riverberi di mera meditazione strumentale, con lineamenti di musica cosmica alquanto evidenti, mentre probabilmente l’episodio artisticamente più rilevante dell’intero album è significato dalla splendida distesa sonora di Shape Shiftters (In Two Parts) - Coffee & Ghost Train Mix, punteggiata dal suono prezioso della tromba e proiettata entro il fuoco bianco delle galassie. Quella che si connota idealmente come la terza parte dell’opera, proprio per la aperta cesura stilistica rispetto al contesto precedente, in chiave decisamente dub, si apre proprio con lo space-dub di Say Cheese - Siberian Tiger Cookie Mix, e prosegue lungo il sentiero onirico di Ital Orb - Too Blessed To Be Stressed Mix, sempre nei territori del dub più arzigogolato e pregno di inserti di world music. A completare la sostanziosa dissertazione dub oriented, The Queen Of Hearts - Princess Of Clubs Mix. La superba dimensione meditativa di The Weekend It Rained Forever - Oseberg Buddha Mix (The Ravens Have Left The Tower) e l’ambient profetico di Slave Till U Die No Matter What U Buy - L’Anse Aux Meadows Mix, con l’inserto della voce filtrata di Jello Biafra, indiscusso guru dei Dead Kennedys, che proclama lo stato d’assedio e il coprifuoco, per un’umanità ridotta ormai in schiavitù e non più facoltizzata a pensare liberamente, chiudono un lavoro forse non completamente compiuto ed eccessivamente eterogeneo, ma certamente dall’indubbio fascino artistico.
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