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5 Agosto 2014

Roger Corman: il selvaggio del cinema americano


                                                                          INTRO

 

cormanSe si dovesse stilare una lista delle personalità del cinema americano che, per un motivo o per un altro, sono in debito con Roger Corman per la loro scintillante carriera la lista sarebbe assai lunga. Attori, registi (e non solo) scoperti, lanciati o sostenuti da questo personaggio capace di produrre e dirigere anche nove film in un anno, o di girare un film in tre giorni (è il caso di La piccola bottega degli orrori). La lista sarebbe lunga, dicevamo, e i nomi illustri: Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Jack Nicholson, Charles Bronson, William Shatner, Monte Hellman, Ron Howard, Joe Dante, Johnatan Demme, James Cameron, solo per citarne alcuni.

 

 

Young Independent

 

Un regista, e produttore (le due cose non vanno scisse), insomma, che ha scritto un pezzo di storia del cinema americano, che anzi ha contribuito a definire un'idea stessa di cinema che influenzerà esperienze diverse, al di là anche del cinema di genere, capace di ridefinire il concetto stesso di produzione e di studio-system. Corman è stato (ed è ancora) il re del cinema di genere, ma questa definizione è forse troppo stretta. Perché è vero che i "generi" il nostro li ha cavalcati tutti, dall'horror alla fantascienza, dal biker movie (uno dei suoi picchi: The Wild Angels-I selvaggi con Peter Fonda e Nancy Sinatra e la colonna sonora di Davie Allan and The Arrows) all'exploitation: ma l'idea di base è sempre la stessa il cinema è la più popolare delle forme d'arte e tale deve rimanere, deve colpire al cuore, provocare emozioni forti, essere roboante prima che riflessivo (ma questo non significa essere acritici: andate a vedervi L'odio esplode a Dallas).

 

La definizione di cinema di genere, dicevamo, è davvero troppo stretta, e non solo perché Corman fu l'uomo che negli Stati Uniti, grazie alla sua casa di produzione, importò le opere di Kurosawa, di Fellini, di Truffaut e di Bergman (che proiettava negli stessi cinema dove erano programmati i suoi film, o gli altri double features a base di alieni, belle ragazze e più o meno mirabolanti inseguimenti: perché il cinema è uno, non esiste la seria A e la serie B); ma anche perché fu il padre nobile della nuova Hollywood, l'amico americano di una nuova generazione che guardava più volentieri all'Europa, e non solo come produttore e scopritore di talenti, ma anche dal punto di vista del linguaggio cinematografico (ancora, basta andare a rivedersi I selvaggi per comprendere questa cosa).

 

In un certo senso Corman è l'inventore del cinema indipendente americano. Con la casa di produzione AIP, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, il regista mette in pratica, forse involontariamente, quella politica degli autori che si andava teorizzando in Europa, specie sulle pagine dei Cahiers du Cinéma. Corman e i suoi collaboratori (suo fratello Gene, su tutti), scrivono producono e realizzano i loro film in maniera del tutto indipendente rispettocorman alle logiche degli studios americani. Potremmo azzardare, anzi, che se negli Stati Uniti sia nato un cinema indipendente, libero, lontano dalle imposizioni della Majors e dal Codice Hays, il merito sia stato anche un po' di Roger Corman e dei suoi B-movies. Nota giustamente Geoff King: «Il termine "indipendente" ha avuto connotazioni piuttosto dissimili nei periodi della storia del cinema americano. Ad esempio negli anni Trenta significava "qualcosa meno della spazzatura"Alla fine degli anni Cinquanta e all'inizio dei Sessanta poteva suggerire sia le innovazioni della "Nouvelle Vague" americana sia i film a basso costo di sfruttamento della fantascienza e dell'orrore fatti da Roger Corman per l'AIP».

 

Edgar Allan Poe- Vincent Price- Roger Corman

 

Se dovessimo scegliere un momento tra i tanti nella sterminata carriera di Roger Corman la scelta ricadrebbe indubbiamente sul periodo in ivivieimorticui il regista instaurò un prolifico sodalizio con due icone dell’orrore moderno: da un lato lo scrittore che ha definito il genere, Edgar Allan Poe, dall’altro uno degli attori simbolo (anzi forse il volto simbolo, insieme a Karloff e Lugosi) del cinema orrorifico, Vincent Price. Insieme all’attore (“un mostro in giacca da camera con sopracciglia arcuate e voce vellutata”, scriverà Kim Newman) Corman realizza una serie di film liberamente tratti dai racconti dello scrittore destinati ad entrare – al pari della loro controparte letteraria – nell’immaginario collettivo.

 

La maschera della morte rossa, La tomba di Ligeia, I racconti del terrore, La città dei mostri (un film i cui soli titoli di testa valgono il prezzo del biglietto), Il pozzo e il pendolo, I vivi e i citt_dei_mostri_vincent_price_roger_corman_007_jpg_svuvmorti, I maghi del terrore (ai quali va aggiunto Il sepolto vivo, senza Vincent Price, ma con Ray Milland) sono i titoli prodotti dal sodaliziosepolto vivo corman Corman-Poe-Price, pellicole che riportarono l’horror americano sulla cresta dell’onda, andando a sfidare le celeberrime produzioni inglesi della Hammer, che all’epoca andavano per la maggiore (anche se lo stesso Corman dovrà arrendersi e girare in Gran Bretagna alcuni di questi titoli). Per realizzare questi film, inoltre, Corman ripescherà alcune tra le vecchie glorie degli horror Universal (Peter Lorre, Basil Rathbone, lo stesso Boris Karloff). Ne La città dei mostri (The haunted palace), inoltre, il regista tenta una fusione tra le atmosfere di Poe e quelle del suo più importante “successore” letterario, H.P. Lovecraft.  In tutti i casi, comunque, questi film saranno destinati ad entrare nella leggenda.

 

Il genere/i generi. Il cinema

 

Ma non si vive di solo horror: Roger Corman, lo abbiamo già detto, i "generi" li ha cavalcati tutti, dal gangster movie (anche con una variazione sul tema Scarface con Il massacro del giorno di San Valentino) alla fantascienza, dalla commedia demenziale (in cui si può far rientrare anche il mitico La piccola bottega degli orrori) all’exploitation, dal biker movie (oltre a Wild Angels, con la AIP Corman produsse anche l’altro cult Devil’s Angels/Facce senza Dio) al poliziesco; ma il cinema di Corman è tutto un unico e grande film, con le sue semplici regole, alcune delle quali hanno assunto la dignità di aforisma, e che descrivono a pieno la sua idea di cinema. Un cinema senza troppi giri di parole, diretto e semplice; sgangherato cormaneppure estremamente funzionante, di serie B (se non a volte di serie Z) ma capace di far dimenticare qualsiasi classificazione o aspettativa qualitativa. Il cinema di Roger cormanCorman è sempre stato così e non c’è bisogno di nessun tipo di revival ‘stracultistico’, né di intellettualizzazione del "prodotto pop" per amarlo ed apprezzarlo. Corman è un regista indipendente nel senso migliore della parola per il semplice fatto che in tutta la sua carriera non ha fatto nulla per esserlo: nella sua visione il suo era l’unico modo di fare il cinema, concentrare in un’ora e dieci (un’ora e venti al massimo) il massimo del sensazionale con un solo scopo, quello di far divertire il pubblico.

 

Luca Verrelli

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