Magic in the Moonlight Woody Allen
Una volta chiesero a Woody Allen se la sua scelta di usare la camera a mano e di non indugiare troppo su campo e controcampo nei dialoghi fosse una precisa scelta stilistica (in quel caso si parlava del suo ben più nobile “Mariti e Mogli” del 1992): il maestro rispose con molta naturalezza che per nessuna ragione al mondo si sarebbe perso la partita dell’NBA in tv alle cinque del pomeriggio e che quindi più che di una scelta stilistica era il modo migliore per finire presto la giornata di shooting. Motivo questo per cui Allen lavora ormai da anni sempre con gli stessi collaboratori, gli stessi produttori, non prendendosi neanche la briga di cambiare il carattere dei titoli di testa. Diciamo subito che “Magic in the Moonlight” non entrerà a far parte della vostra top ten della sua filmografia, pur tuttavia è un film che vale la pena di essere visto e soprattutto rivisto in tv. E' una commedia deliziosa, lieve, senza picchi di comicità spinta, ben confezionata, ben fotografata e soprattutto ben recitata. Questa volta Woody chiama per la prima volta alla sua corte il superbritannico Colin Firth a interpretare la parte di un superbritannico (e cinese) mago illusionista Mr. Stanley Crawford, smascheratore di medium truffatori.
Dopo il grande “Blue Jasmine”, Allen si prende una vacanza cinematografica e nella fattispecie in Costa Azzurra. Firth è il vero cuore del film, onnipresente e onnirecitante, bravo come raramente abbiamo avuto la possibilità di vedere. Ma la leggerezza non deve trarre in inganno lo spettatore, perche Allen non prende mai nulla alla leggera, o meglio usa la leggerezza per trattare temi a lui (e a noi) cari. Contrappone il pensiero razionale a quello irrazionale, il credente all’agnostico, parla di Dio e dell’aldilà con una leggerezza e una delicatezza che solo lui può permettersi. Il film gira intorno e accarezza il mondo dell’occulto, tema da lui più volte trattato (vedi il debole “Scoop”, “La maledizione dello scorpione di giada” e altri ancora). Da spalla a Firth una brillante, infantile e terribilmente espressiva Emma Stone, ovvero gli occhi più grandi del nuovo cinema americano. La visione di Magic in the Moonlight vi farà scoprire che a volte sorridere può essere più piacevole e divertente che ridere. E lo farete come raramente vi sarà capitato di fare. Aspettiamo ogni anno il nuovo film di di Woody Allen come si aspetta l’estate. Ci si chiede se sarà lunga o breve, se sarà divertente e se ci si ricorderà ancora a lungo di lei. Ma a volte dimenticare può essere anche più dolce che ricordare.
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