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30 Giugno 2015 , ,

M. Zalla (Piero Umiliani): PROBLEMI D'OGGI Ristampe

2015 - Uscita: 14 Gennaio - Black Sweat Records

problemi d'oggi

 

M. Zalla è lo pseudonimo dietro cui si cela il maestro Piero Umiliani. Un musicista eclettico e curioso che dà ampio sfogo alle sue smanie sperimentali proprio sotto mentite spoglie, quando gioca con la musica con la libertà di non dover sottostare a copioni rigidi o partiture convenzionali. “Problemi d’oggi” esce nel 1973 per la Liuto. A distanza di 42 anni Black Sweat ripropone il prezioso capolavoro diventato oggetto introvabile. Il focus è sulla vita moderna e tutta la serie di implicazioni ad essa collegate. Si tratta precisamente di 18 modalità descrittive che, con la loro elettronica vintage, vogliono essere l’onomatopeica del lavoro seriale, del disagio, di un primo palesarsi di conflittualità, delle nascenti esigenze di equità e di tutela su cui ci si va interrogando. In realtà il periodo storico tradisce ancora rimasugli dell’epoca aurea della psichedelia trasognata e policromatica, l’ingenuità romantica di legare la vena creativa e i concretismi sperimentali a semplici curiosità evasive piuttosto che a disillusione e vuoto esistenziale. Abissi concettuali separano l’oscurità idilliaca e inquieta dello space rock di derivazione flower power da tutto il filone del disincanto industrial, dal nuovo sguardo nichilistico che inaugura il buio vuoto del post moderno. Nel 1968 Umiliani allestisce, presso la propria abitazione, lo studio di registrazione Sound Work Shop, l’autoproduzione diventa per lui un’apertura a tutte le modalità espressive con le quali amava cimentarsi. 

 

sinthyL’avanguardia sonora sono i suoi modernissimi strumenti di ultimissima generazione, il Moog, l’EMS Synthi A, il Synth VCS 3 che il maestro fa entrare in dialogo armonico con gli strumenti classici e con la sua proverbiale passione per l’esotico, le contaminazioni multietniche. In questo lavoro si riflette quindi l’estro e il brio di uno sperimentatore che ha ancora un occhio positivo ed entusiasta sul mondo e sul suo progresso. Ne esce un melting pot capace di far confluire il suo celeberrimo jazz groove da cocktail generation con la world music, il progressive e l’elettronica, il funk distorto, la lounge, il proto industrial. Elementi di similitudine lo accomunano al suo “Synthi Time” del 1971, “To-day’s Sound” del 1972 ma soprattutto ai due lavori usciti a nome Braen’s Machine: “Underground” e “Temi ritmici e dinamici”. Il grande fascino del disco sono le avvisaglie e i sentori di pessimismo e la propensione ad una poetica e ad un’estetica che vuole giocare ritmicamente con la tensione, che vuole fare dell’astrattismo Piero-Umilianie del concretismo una forma d’arte. Produzione flirta con le percussioni afro tribali a tempo di samba, poi ci sono le progressioni evanescenti di Mondo in Crisi, Problemi Sociali e Attività. Fusion morbida e piacevolmente ritmata malgrado il mood descritto nei titoli. Rumorismi che riportano ai futuristi italiani (su tutti Luigi Russolo, nda) in Terrorista, Metronomo e Cuore. Lievi richiami ad una tensione latente, accenni di angoscia quasi impercettibili in L’Ultima Raffica, Non Mollare, Programmazione. Si tratta per lo più di spleen liricamente malinconici che fanno danzare le ombre in fluidi mistici e misteriosi in cui tutto è fascinazione, equilibrio. Di grande intensità emotiva il flauto finale di Abbandono dei Campi.

 

Romina Baldoni
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