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10 Aprile 2021

Oliver Chaplin Alla Scoperta Di Standing Stone di Oliver Chaplin

1974 - OLIV Records

Dopo la nostra bella intervista a Pincopanco sul personaggio Oliver Chaplin è sembrato doveroso e naturale come Distorsioni parlare più approfonditamente di questo enigmatico personaggio e della sua unica e strabiliante opera solista, quel gioiello underground che risponde al nome di “Standing Stone”, uscito nel lontano 1974, anche solo per rendere giustizia ad uno dei tanti musicisti che avrebbero meritato di più.  A seguire, il racconto. Uno dei tanti meriti e miracoli dell’era digitale è da sempre quello di riportare alla luce artisti e opere musicali consegnati all’oblio, a volte per la cecità di critici e ascoltatori ma molto più spesso per la scarsa diffusione del prodotto e per la stessa natura underground di molte proposte.

Se ci aggiungiamo il fatto che spesso si tratta di lavori autoprodotti, registrati con scarsi mezzi, adesso li chiamano lo-fi,  l’aura di mistero che circonda certi album sotterranei aumenta a dismisura. Il caso di Oliver Chaplin è emblematico in questo senso: insieme  al fratello Chris nel 1974 si ritirò in una fattoria del Galles e dopo qualche frenetica session se ne uscì con le 17 tracce che compongono il suo strabiliante album intitolato “Standing Stone”, non necessariamente un omaggio alle pietre di Stonehenge come si potrebbe facilmente pensare piuttosto a quelle del Pembrokeshire. Il mistero intorno alla figura di Oliver è fitto e solo recentemente tramite i soliti appassionati e collezionisti dal collo lungo siamo riusciti a saperne di più su questo singolare personaggio. Partendo come base dall’amore per il leggendario bluesman Robert Johnson il nostro eroe si ritirò in una fattoria sperduta nel Galles armato di microfono, chitarra elettrica, qualche percussione e un registratore Teac a 4 tracce e diede libero sfogo alla sua creatività con risultati quantomeno bizzarri e sorprendenti. “Standing Stone” ha una varietà stilistica impressionante, come se il suo autore prima di comporre il suo puzzle impazzito avesse ascoltato un po' di tutto, dal blues rurale, al folk, all’acid rock e alla psichedelia. Nel fare ciò, l’unico aiuto tangibile è arrivato dal fratello Chris, che ebbe il suo momento di gloria quando era un tecnico del suono della BBC lavorando al fianco di Jimi Hendrix nelle sue gloriose sessions. Se l’idea di base e la pura stesura dei pezzi sono tutte dello stesso Oliver il fratello fece il miracolo di trasformare le ruvide composizioni in qualcosa che suonasse decentemente, riuscendo a mettere su vinile ben 17 tracce per l’inusuale durata di 53 minuti, un vero record per un singolo Lp, sulle tracce del “Wizard” Todd Rundgren, tipo avvezzo a simili imprese. Le poche copie del disco vennero distribuite ai parenti e agli amici, alcuni tecnici della BBC ebbero la fortuna di metterci le mani sopra ma essendo la tiratura molto limitata diventava impossibile distribuire un album del genere visto che nei negozi era praticamente introvabile. Un grande musicista come JJ Cale invitò Oliver a unirsi a lui per alcune sessions ma quest’ultimo deluso dal lifestyle dei musicisti più noti decise di lasciar perdere e di dimenticare l’intera faccenda.

Ma qui parte la vera leggenda intorno a “Standing Stone” visto che per puro caso venne rintracciata una copia originale del disco ad una fiera d’auto e altri oggetti d’epoca. Questo fece sviluppare un vortice d’interesse nel mondo collezionistico, una volta accertato che si trattava di un vero grande 'Lost Album' e le copie cominciarono a volare alto  riguardo aii prezzi e alle valutazioni. Il disco originale, tirato in pochissime copie, 250 per la precisione, uscì con una scarna copertina blu con poche lettere in nero, solo il titolo e il suo autore, con una grafica quantomeno artigianale, pare che dovesse ricalcare certe scritte dei monoliti gallesi. Visto che il tutto non si leggeva bene, venne riproposto con una nuova veste verde pisello per la solita fantomatica OLIV Records, in pratica la sigla di autoproduzione di Oliver. Adesso, una stampa originale cambia di mano per circa 1.000 euro ma per fortuna nel corso degli anni ci sono state varie riedizioni. Abbiamo però dovuto aspettare gli anni Novanta, il 1992 per la precisione, per vedere la tanto agognata ristampa in vinile di questo oscuro capolavoro, solo 500 copie comunque, grazie alla benemerita Tenth Planet  con tanto di copertina cambiata, bissata in cd dalla stessa label tre anni dopo, ma ce ne sono state altre due, una più recente della Prog Temple nel 2016 e una più o meno legale della Not On Label. Difficile passare alla descrizione di un disco tanto complesso e articolato come questo ma ci proveremo, magari suddividendolo nelle fasce musicali d’appartenenza. La pazzesca Freezing Cold Like An Iceburg resuscita le mirabilie di Captain Beefheart, con tanto di rumori di volatili, galline forse,  ma non è la sola a farlo. Su questa linea di blues contorto e scorticato possiamo benissimo inserire anche Trance, Royal Flush, i sei minuti di sferzate chitarristiche di Cat And The Rat e l’allucinata Tok Tic, la traccia più lunga con i suoi sei minuti e mezzo. Lo psych-folk dell’iniziale Off On A Trek, In Vain,  le delicate e splendide Primrose e Orbit Your Factory, viaggiano sulla scia del Roy Harper più acido, Syd Barrett volendo, e sono le cose più intriganti e ricche di fascino per chi ama sonorità più morbide e soffuse. Simpatici i nastri che girano al contrario nel blues chiamato Motorway e curiosi gli inserti strumentali, Flowers On A Hill, il fingerpicking veloce di Instamatic, Multiplex, uno scherzo per di più, per finire con Where’s My Motorbike che chiude un disco unico e di difficile collocazione. I più attenti si ricorderanno che parlammo di Oliver citandolo nella recensione del disco dei King Of The Opera quando trovammo similitudini con lui  nell’esordio di Alberto Mariotti a nome Samuel Katarro, “Beach Party” del 2008. Ma oltre a lui in tempi più o meno recenti sono tanti quelli che registrano in solitario o sono fieri polistrumentisti, lo svizzero Balduin, l’olandese Jacco Gardner, lo yankee Tarotplane e i nostri Humpty Dumpty e Trip Hill ma sono solo alcuni esempi di artisti di culto che viaggiano su coordinate musicali simili a quelle del nostro gallese. Pochi altri musicisti però hanno saputo mescolare e miscelare assieme folk, blues, psychedelia, come è riuscito a fare Oliver in questi 50 minuti abbondanti, il vero rammarico è, come già detto dall’amico Pincopanco nell’intervista, che raramente questo disco e il suo suo autore vengono ricordati e presi ad esempio da altri musicisti, anche solo limitandosi al filone più underground. Come Distorsioni saremmo felicissimi se, prendendo spunto da queste poche righe, anche solo qualche decina di appassionati si avvicinasse alla musica di questo artista che la scarsa promozione e il fato hanno fatto sparire troppo presto dai radar e dai giradischi di  potenziali ascoltatori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricardo Martillos

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