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30 Marzo 2016

Paolo Poli Un grande protagonista della cultura e del teatro italiani

2016

Paolo Poli 021                                 1929 - 2016

 

MEMORIES

 

Fra i tantissimi incontri che ho fatto negli anni, sia per motivi professionali, sia, diciamolo pure senza pudore, per una personale voglia di soddisfare curiosità e sete di conoscenza, quello con Paolo Poli è fra i più magici. Era l’aprile del 1975 e il grande attore si trovava nella mia città, Catania, per una serie di repliche di uno dei suoi “cavalli di battaglia”, “La nemica” di Dario Niccodemi, un drammone del 1926 che sarebbe risultato orrendo e già allora fuori dal tempo, se non fosse stato mediato da una delle più alte e straordinarie personalità artistiche.

Lo ospitava Nando Greco, indimenticato operatore, che nel suo Teatro Club proponeva il meglio delle produzioni europee e le più stimolanti novità. A quel tempo, infervorato dai venti della Sperimentazione e dagli stimoli delle nuove drammaturgie, io mi dedicavo alla regia, all’adattamento e alla recitazione ed ero un bulimico divoratore di spettacoli. 

 

Paolo Poli 51Paolo Poli era uno dei miei miti e decisi -mi accompagnava la mia amica Giovanna Quasimodo, imparentata con il grande poeta Salvatore e con lo scrittore Elio Vittorini, che era mia preziosa collaboratrice in teatro e mi aiutava nella confezione dei testi e nella definizione del cast, oggi è una brava giornalista- di fare la posta al maestro, che alloggiava in un grande albergo della via Etnea.

Non dovemmo aspettare molto, perché lo incontrammo subito, lo fermammo per invitarlo nella nostra sede, dove si organizzavano incontri con varie personalità: c’era stato il grande attore Nino Taranto, poi ci sarebbe stata la mitica Rosa Balistreri, il regista Maurizio Scaparro, un jazzista americano ed altri...

Poli non cacciò via quei due giovinastri, anzi fu disponibile e sorridente, grazioso fin dal primo momento, quindi, per farla breve, regalò uno splendido pomeriggio a noi, alla nostra compagnia e alle tante persone che affollavano la nostra saletta. 

 

Ebbi tante altre occasioni d’incontro con Paolo, negli anni a venire: a Roma, una sera, mi fece da orgoglioso cicerone nella visita alle due sale, l’Alberico e l’Alberichino, appena oto Omega/Oldani Andrea  Milano 29/12/03  inaugurate e oggi sparite (vi debuttarono, fra gli altri, Benigni e Verdone); ad una Biennale del Teatro, a Venezia, per l’unica volta, era in compagnia della sorella Lucia, che nel frattempo era entrata fra le mie belle conoscenze, tutte sempre all’insegna della piacevolezza, del garbo, della simpatia.

Perché Paolo Poli era anche piacevole, garbato, simpatico. Oltre ad essere uno dei più grandi geni dello spettacolo del Novecento (nei giorni in cui s’è diffusa la triste notizia della sua scomparsa, l’hanno affermato tutti, unanimemente), un attore formidabile, un artista irripetibile, un uomo coltissimo che amava il cimento con i generi popolari, riuscendo a sublimare anche la cosa più insignificante e impalpabile e a renderla autentica arte. Il piglio del birichino che usava lo sberleffo e la provocazione intelligente, con una comicità sempre elegante e raffinata e con riuscitissimi travestimenti, completava il tutto. 

 

PAOLO POLI

 

Paolo Poli 53Era nato a Firenze nel 1929 e si era laureato in Letteratura francese, aveva addirittura iniziato ad insegnare, per poi dedicarsi alla radio e al teatro, a Genova con il regista Aldo Trionfo. Negli anni Cinquanta si era trasferito a Roma per iniziare la carriera di attore di cinema e di teatro -dirà di no a Fellini che gli propone un ruolo nella “Dolce vita”-, imponendosi subito con la forza della sua personalità.

Crea qualche scandalo: nel 1967 il suo “Rita da Cascia” viene accusato di vilipendio alla religione, si complica un po’ la vita, dichiarando la propria omosessualità (scherzandoci sopra, come ha sempre fatto) in un momento in cui il “coming out” rischierebbe di stroncargli la carriera.

Ma sulla scena è un susseguirsi di trionfi: predilige la letteratura popolare, come il feuilleton alla Carolina Invernizio o il giallo, ma non disdegna il cimento con la musica di Eric Satie o i funambolismi verbal-letterari di Queneau, mentre dà nuova linfa vitale alle poesie di Pascoli, Parise e Palazzeschi e dinamicità a una fiaba (negli anni Settanta vanno in edicola i fascicoli con i dischi delle “Fiabe sonore” nelle quali si può ascoltare un suo magistrale “Pinocchio” collodiano). 

 

Paolo Poli 11Intanto si muove con grazia e disinvoltura nei panni femminili, con “trucco e parrucco”, cappellini e boa di struzzo. L’attività di Paolo Poli prosegue quindi fino a tempi recentissimi, oltre il compimento degli ottant’anni: fra le altre cose, veste i panni di alcune giornaliste, come Camilla Cederna e Natalia Aspesi, in “Sei brillanti”, interpretato con la solita verve e la solita piacevolezza, la stessa che mi confermò in privato, quando andai a salutarlo alla fine dello spettacolo. Nello stile proprio di uno dei più grandi protagonisti della nostra scena.

 

 

Fin dal 1960 ha preso parte a numerose trasmissioni televisive. Memorabile la censurata "Babau" del 1970, ritrasmessa in sordina anni dopo, nell'estate 1976, per non far danni. L’ultima, “E lasciatemi divertire”, prodotta da Raitre, condotta dal bravo Pino Strabioli è andata in onda nel 2015. E a trasmissioni eradiofoniche: memorabili le sue letture integrali di “Sorelle Materassi” e “Il codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi e le “Interviste impossibili”, curate da Umberto Eco, Giorgio Manganelli, Nelo Risi e Luigi Malerba. Sono da aggiungere le pubblicazioni editoriali (libri e audiolibri) e discografiche, che ripropongono testi e canzoni dei suoi spettacoli più importanti.

 

Nello Pappalardo

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