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11 Gennaio 2014 , ,

The Softone TEARS OF LAVA EP

2013 - Cabezon Records

SOFTONE Progetto musicale sortito in terra napoletana, i Softone di Giovanni Vicinanza, validamente coadiuvato da Antonio Ostuni, escono con l’Ep “Tears Of Lava”, dopo l’esordio sulla lunga distanza, per l’etichetta Awful Bliss, con “These Days Are Blue” del 2008, e il successivo “Horizon Tales” per la Cabezon Records, del 2011, con la supervisione di Cesare Basile. Sin dall’inizio il timbro vocale e la verve creativa di Giovanni s’impongono all’attenzione della critica musicale indipendente, qualificando i Softone come una tra le migliori novità dei secondi anni zero. Il presente lavoro, uscito sempre per la Cabezon Records, anche in download digitale gratuito, ad onta della sua concezione virata sulla corta distanza rappresenta certo il capo d’opera della band. Intanto, attorno a Vicinanza e Ostuni si muovono sapientemente Raffaele Polimeno, tastiere ed electronics, Daniele Bove, percussioni e organo Hammond, Corrado Tortoriello, backing vocals, e Nicola Lucherini, sax.

 

Il mood è calibrato su un efficace impianto di matrice folk-psych-blues, con la voce di Giovanni, davvero rimarchevole, che traccia abili ghirigori serpentini sopra il tessuto sonoro dei brani. Già dall’iniziale Walk Away il contorno musicale si profila nettamente, contraddistinguendosi per i toni da ballata desertica à la Calexico. Right Or Wrong si apre con incisivi graffi di chitarra cui fa da contraltare la voce ispirata di Vicinanza, un desert-blues di notevole impatto. D’impianto blues è anche la traccia successiva, Somewhere Over, punteggiata, oltre che dai tocchi slide della chitarra,  dagli intarsi puntuali del sax. Il breve frammento arpeggiato di He Came At The Dawn, con la voce di Giovanni affiancata in backing vocals da quella di Tortoriello, prelude alla trama western-folk di Son Of A Gun, ideale colonna sonora di una scena filmica di Jim Jarmusch. La conclusiva Ray Of Light, dove la voce profonda e malata di Vicinanza si fonde con le trame febbrili e sincopate della chitarra, a comporre una perfetta cavalcata psych-blues attraverso i territori folgorati  dei nostri deserti interiori, suggella l’ottima prova discografica dei ragazzi campani. Avanti così.

 

 

Rocco Sapuppo

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