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11 Novembre 2013 ,

A Violet Pine GIRL

2013 - Seahorse Recordings

girlAscoltando il cd per la prima volta, com’è nostra abitudine, con estrema attenzione e senza essere condizionati dalla lettura di note stampa e dati autobiografici verrebbe da pensare che dietro il nome A Violet Pine si nasconda un one man band che fa tutto da solo tanto i suoni sono minimali e delicati. Non è così, A Violet Pine è un consolidato trio i cui componenti pur esprimendosi insieme in questo primo album hanno esperienze precedenti sia live che in altri gruppi dei quali hanno fatto parte. Beppe Procida (voce, chitarra e synth), Paolo Ormas (batteria e sequencer) e Pasquale Ragnatela (basso, piano e seconda voce), creano un amalgama interessante tra i suoni sintetici dei synth e dei sequencer e quello più umano delle chitarre e degli strumenti più tradizionali. La musica è un synth-pop delicato e suadente figlio principalmente degli anni novanta, ma proiettato verso il futuro e non c’è ombra del power trio dichiarato nelle note che accompagnano il cd. Forse dal vivo il gruppo potrà avere quella carica power (addirittura grunge!) annunciata che però in questo album non viene assolutamente rivelata e di cui non vi è traccia. E’ piuttosto un trip hop fururibile che la fa da padrone in questi dieci brani per un totale di quarantaquattro minuti narcolettici e sottofondisti non spiacevoli ma nemmeno da far gridare al miracolo.

 

a violet pine trioEd è naturalmente dura per ogni cantante muoversi in un dolente recitar cantando con un fil di voce sussurrato se non ti chiami Thom Yorke, e infatti il fantasma di quest’ultimo appare magicamente in Sleep, forse il brano migliore che entra di diritto nella “Radiohead Corporation” per indolenza minimale di suoni e voci. E tra lievi reiterate percussioni, leggeri tocchi di pianoforte, eterei arpeggi chitarristici si crea un modus personale e particolare che vede in Girl, canzone che titola l’album, una delle cose più belle, insieme al brano che apre il disco Pathetic e a Fragile che sferza il suo finale con ondate sintetiche che sfumano nel nulla. Ma nonostante la piacevolezza dei singoli brani c’è, purtroppo, il concreto rischio di cadere nel soporifero a causa del cantato sospirato e ostinatamente sussurrato sempre uguale e monocorde per tutta la durata dell’album facendolo diventare un disco più da sottofondo che non da massima attenzione. Buona la conclusione con l’accattivante “samba” trasversale Pop song for nice people che chiude dignitosamente un prodotto di nicchia che piacerà agli appassionati di certo trip hop e a chi ricorda alcune cose del Gary Numan anni ottanta più delicato ed etereo. Il cd contiene anche il video di Girl Il brano che dà il titolo all’album.

Maurizio Pupi Bracali

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