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25 Maggio 2012

Salvo Barone UNA GIUSTIZIA PIU’ SOPPORTABILE

2012 - Todaro Editore

LIBRO sbaroneNegli ultimi tristi tempi mi è tornato spesso in mente il precedente libro, “Le regole del formicaio”, del giallista siciliano, ma residente da anni a Como, Salvo Barone: mi accade tutte le volte in cui le cronache ci narrano dei  frequenti suicidi causati dalla disoccupazione e dal fallimento di imprese economiche. Infatti in quella sua opera d’esordio il plot prende le mosse proprio da una serie di inquietanti suicidi avvenuti a Milano e causati da gravi problemi economici, un libro quasi profetico e che denotava una profonda conoscenza della situazione economica e sociale della città, dove l’autore lavora come bancario, colpita da una grave crisi all’ombra delle scintillanti boutique di Via Montenapoleone.

 

E’ quindi con interesse che ho accolto questa sua seconda opera, una sorta di prequel rispetto al precedente episodio: qui infatti torniamo indietro nel tempo quando il commissario Efisio Sorigu è ancora di stanza a Como. Le indagini questa volta prendono le mosse da uno strano furto che colpisce l’abitazione del bancario StefanoLa Duca, amico di Sorigu e in procinto di partire per le vacanze estive in Sardegna. La situazione si aggrava quando nel piccolo condominio si scopre il cadavere di un’anziana donna con la gola squarciata con chirurgica precisione. Personalmente coinvolto dal caso,La Duca, evidente alter ego dell’autore, interrompe le sue agognate vacanze in Gallura e offre la sua collaborazione all’amico commissario, un duo che vive di reciproca stima, complicità, ma anche di un cameratesco gioco continuo nel punzecchiarsi e prendersi in giro, fra ironia e infantilismo a stemperare il pessimismo di fondo che li contraddistingue.

 

Le prime mosse dell’indagine fanno sì che i sospetti si addensino sul giardiniere  di  origine kossovara, Nazim che cura il parco del piccolo condominio, ma è una verità troppo comoda per essere supinamente accettata dai due. Le ulteriori ricerche li porteranno all’interno dell’universo dell’immigrazione, fra uomini che portano dentro di sé le traversie e le sventure delle loro esistenze, fra solidarietà e violenza, ricerca di normalità e soprusi subiti. Chi ha letto il primo romanzo di Salvo Barone sa però che alla fine il bene non vince, la rottura sociale causata dal crimine non viene sanata dalla chiusura delle indagini e dall’intervento della magistratura, troppi sconfitti rimangono sul selciato, gli ultimi non trovano il loro riscatto e la giustizia, lungi dal trionfare, diventa semplicemente più sopportabile.

 

Ignazio Gulotta
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