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19 Settembre 2012

Ian Hunter & the Rant Band WHEN I’M PRESIDENT

2012 - Slimstyle Records
[Uscita: 04/09/2012]

ian hunter# Caldamente consigliato da DISTORSIONI

 

Chi aveva negli anni ’70 vent’anni come me, e stava già abdicando anche se non lo sapeva a diventare un avvocato, un medico o un professore, per perdere la testa e correre irresponsabilmente dietro al rock’n’roll, non poteva non conoscere le gesta dei Mott the Hoople e del leader Ian Hunter, carismatico cantante e compositore volto perennemente nascosto da un paio di occhiali da sole scuri, incorniciato da una cascata di riccioli biondi; le sue passioni imperiture: Bob Dylan, Jerry Lee Lewis, Chuck Berry. Erano gli anni dello sbrindellato e luccicante glam rock: grazie a piume di struzzo e lustrini  l’Inghilterra stava riaffermando il suo predominio artistico dopo aver sotterrato per sempre le utopie freak della generazione hippie di costruire un mondo nuovo.  Artisti  anglosassoni chiave già all’inizio della decade come David Bowie e Marc Bolan trascorrevano più tempo – e so di non dire nulla di nuovo - davanti allo specchio del loro camerino che sul palco, ma la loro creatività aveva già prodotto capolavori senza tempo. 

 

Nel 1972, anno fatidico, i Mott the Hoople, che si consideravano figli della ‘golden age of rock’n’roll’ avevano già inciso quattro robusti album e stavano per sciogliersi: Bowie aveva inciso da poco il seminale “Ziggy Stardust And The Spiders  From Mars” e con il suo tocco da re mida del rock aveva salvato dal collasso gli Stooges, rilanciato e prodotto Lou Reed con l’altrettanto fondamentale “Transformer”;  convince Ian Hunter ed ai suoi Mott The Hoople a desistere e regala loro All The Young Dudes, vero e proprio inno decadente sporco di mascara e fondo tinta della glam generation inglese, ed è boom planetario! La band, che sino ad allora con quel genere non aveva avuto molto in comune, a questo punto può fregiarsene a buon diritto. Dopo l’omonimo album i Mott the Hoople incidono ancora almeno tre dischi fondamentali prima di spirare nel 1976 alle soglie dell’epopea punk. 

 

Difficile dire se senza  l’intervento messianico di Bowie la band avrebbe ugualmente poi realizzato grandissimi album come “Mott”, “The Hoople”, ma sicuramente – cosa ci giochiamo? - Hunter avrebbe comunque confermato il suo enorme carisma di interprete e compositivo: non si spiegherebbeian hunterlive altrimenti l’aver inciso nelle decadi successive la dipartita dei M.T.H. qualcosa come quindici album in studio (compreso il nuovo “When I’m President”),  di cui alcuni essenziali non dovrebbero mancare in ogni collezione che si rispetti ("You're Never Alone with a Schizophrenic", "Short Back and Sides", "Strings Attached", solo per citarne alcuni).

 

E così, dopo aver (spero) convinto i cuccioli davanti al p.c. a scoprire ex novo la leggenda Mott the Hoople  - vi hanno suonato grandi musicisti come Mick Ralphs, Mick Ronson, Luther Grosvenor (chitarre), Verden Allen (keyboards), Overend Pete Watts (bass), Dale "Buffin" Griffin (drums) – eccoci a tessere inevitabilmente le lodi di  questo nuovo lavoro di Ian Hunter, “When I’m President”: Hunter  è ancora in giro gente, da rocker più che inossidabile, a far concerti alla bella età di 73 anni (è stato anche da noi in Settembre) con la sua Rant Band, la stessa che l’accompagna in questo nuovo lavoro. Cosa offre la casa? Il proverbiale succulento menu di Ian: grintosi e grezzi rock’n’roll (Confortable Flyin’ Scottsman, Wild Bunch), più che nel pur ottimo precedente "Man Overboard” (2009, New West), con la significativa citazione alla fine di What For  “You shake my nerves and you rattle my brain” da un celeberrimo rock'n'roll del suo idolo di sempre Jerry L.L., devo proprio dirvi quale? 

 

Poi l’altro piatto forte di Ian: favolose ballate lente (Fatally Flawed, Just The Way you Look Tonight, I Don’t Know What You Want, Life)  che confermano una vena d’autore ancora florida, e di cui almeno una - Black Tears, strepitosamente vibrante - in odore di capolavoro. Per finire un paio di mid-tempo, la title track (solo una coincidenza con le imminenti elezioni americane Ian?) e Saint (di accattivante sapore latino) altrettanto efficaci e convincenti. Qualche cenno anche per la Rant Band, ottimi e grintosi musicisti davvero: Mark Bosch e James Mastro (chitarre), Andy Burton (piano), Paul Page (bass), Steve Holley (drums). Pensate che tre anni fa questo dinoccolato più che maturo rocker dall’aria timida ha persino clamorosamente riunito – anche se per poco - i suoi Mott The Hoople: il frutto di alcuni concerti ad una delle venues più importanti è stato il doppio Live at HMV Hammersmith Apollo 2009” (4Worlds Media/Candlelight Records, 27 september 27, 2011),  strabordante di inossidabili brani-feticci dagli album classici anni ’70 dei Mott.  Un patto col diavolo? Sì lo so bene, suona come un luogo comune del rock più che scontato: però a volte ne sono quasi convinto.

Pasquale Wally Boffoli
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