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1 Gennaio 2013 , ,

Lau Nau VALOHIUKKANEN

2012 - Fonal
[Uscita: 12/11/2012]

Lau Nau VALOHIUKKANEN 2012 – Fonal (12/11/2012)  Lau Nau, vero nome Laura Naukkarinen, è una musicista finlandese esponente di punta della scena psico-folk del suo paese, ha fatto e fa parte di numerose band e progetti e con questo “Valohiukkanene” è arrivata al suo terzo lavoro solista, i primi due su Locust, adesso per la Fonal, piccola, ma prestigiosa etichetta finlandese, per intenderci quella degli straordinari Paavoharju. Il disco è stato registrato nel corso di un anno in diverse località scandinave, l’isola di Kemiö, Turku, Tampere, Stoccolma. E il paesaggio incantato, fatto di foreste immense, isolotti sperduti sul Baltico, laghi placidi, sterminate distese innevate, aurore boreali influenza la musica di Lau-Nau ed è evocato dalle note magiche e fatate del disco.

 

Ascoltare “Valohiukkanen” è affrontare un viaggio psichedelico sulle ali di una musica suggestiva e di un canto ammaliante, e l’uso del finlandese si rivela sorprendentemente gradevole e dolce, si aprono alla mente scenari fantastici che si librano fra il sogno e l’abbandono mistico. Valolle è un canto dolce melanconico come le lunghe notti del grande Nord, le note del piano e quelle dello jouhikko, uno strumento tradizionale finlandese ad arco, creano atmosfere rarefatte e dolci mentre la voce di Laura sussurra tenera e fragile come un fiocco di neve cullato da un lieve vento nell’inverno artico, Ystafani Nosferatu è altrettanto melodiosa e ammaliante nel suo languore dai toni neri e oscuri; Kuoleman tappajan Kuolema  ha ritmo incalzante, con la voce di Laura che vibra cristallina su ritmi danzerecci, una Natasha Atlas del Baltico, per poi subire una svolta lirica e onirica con il suono solenne della celesta.

 

Hamaran Hevoset è una nenia che il suono dolce della celesta rende sospesa in una dimensione senza tempo, Valloittajan Laulu un canto folk che si libra su un soffocato caos sonoro creato da percussioni e clarinetto; Juokse Sina Humma affonda le sue radici nella tradizione finlandese, mentre Paper Thin potremmo definirlo uno slowcore folk fin troppo catatonico; conclude il disco Silmat un tenue e fragilissimo strumentale in cui piano e celesta creano una sottile filigrana sonora. “Valohiukkanene” è un disco non perfetto  perché ama il rischio e la ricerca, percorre strade personali affascinanti, come testimonia l’uso di strumenti poco convenzionali come la celesta e il  jouhikko e piacerà a chi apprezza i connazionali Paavoharju o il folk psichedelico della svedese Helena Espvall.

 

Ignazio Gulotta

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