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29 Luglio 2021

Vijay Iyer, Linda May Han Oh, Tyshawn Sorey Uneasy

2021 - ECM Records
[Uscita: 09/04/2021]

Vijay Iyer, Linda May Han Oh, Tyshawn Sorey, un supertrio. Il pianista americano di Albany, di origini indiane, torna al formato trio a 7 anni dal “Break Stuff”, ultimo in trio datato 2015, e lo fa con nuovi comprimari, e che comprimari! Se il batterista Sorey rappresenta ormai un grosso calibro della musica creativa contemporanea, grazie ai suoi lavori da leader, recenti e non, fortemente stratificati ed evocativi, e non ha bisogno certo di presentazioni, la giovane bassista australiana, classe 1984, vanta già diversi premi, come il "Bell-Prize for young Australian jazz musicians of the year", e 5 album da leader, tra i quali spiccano gli ultimi due, “Walk Against Wind” (Biophilia, 2017) e “Aventurine” (Biophilia, 2019). Benché questo “Uneasy” sia accreditato equamente a tutti i tre i musicisti, Vijay Iyer acquisisce a pieno titolo il ruolo di leader ed è compositore della maggior parte dei titoli. Il suo stile pianistico è immediatamente riconoscibile: così profondamente legato alla tradizione, dalla forte impronta classica, quasi sempre tonale, mai spigoloso ma anche estremamente moderno, capace di coniugare diverse influenze, sia dalla musica nera americana, che dalla musica asiatica e africana. Non è un caso che questa sua capacità di creare linguaggi ibridi, spesso antitetici, gli consenta di reinventare canzoni della tradizione popolare in un nuovo linguaggio, in cui il tema si piega al servizio della struttura, diventa pretesto di creatività e di diversità semantica, vedi la versione di Night And Day di Cole Porter, la più lunga del set, che su stessa ammissione del pianista prende spunto dalla versione per trio di Joe Henderson dell’album “Inner Urge” con McCoy Tyner, datato 1964. La prima traccia Children Of Flint ha un taglio evocativo e intrigante, il titolo si riferisce alla difficile situazione delle comunità della cittadina di Flint, nel Michigan, colpita da una fornitura d'acqua contaminata. Combat Breathing, scritta da Iyer nel 2014, ora dedicata al movimento Black Lives Matter, rappresenta uno dei picchi dell’album: inizia con note staccate di piano per poi variare spesso tema con continui crescendo intervallati da una lunga pausa centrale colloquiale tra basso e batteria e sparuti accordi di piano. Touba, traccia molto più pensosa con note circolari di piano, un lungo colloquiare basso-piano, la batteria che rimane in sordina ma sboccia all’unisono con i crescendo di piano, e un finale soffuso. La successiva Drummer’s Song sembra la degna conseguenza con note ossessive di piano nella parte iniziale, centrale e finale. Augury è quasi un inno per solo pianoforte. Configurations è fatta di fraseggi serrati prima tra basso e piano poi tra batteria e piano, e brevi assoli di batteria. La title-track Uneasy è stata concepita nel lontano 2011 in piena era Obama, ma si piega pienamente all’intento del trio di narrare in musica il senso di inadeguatezza di un paese, gli Stati Uniti, diviso tra tensioni politiche e precarietà sociale in piena crisi pandemica. Retrofit è tra i pezzi più dinamici. La traccia di chiusura Entrustment, è un pezzo che parte lento ma poi si eleva e si fa luminoso col crescendo del piano per finire in sordina con una delicatezza che solo i grandi pianisti sanno regalare. Un album per palati fini, molto evocativo, ben suonato e coerente nella discografia di Iyer, ma che spesso manca del giusto slancio e che fa fatica ad arrivare se non dopo ascolti ripetuti, benché sia la conferma della levatura di musicisti dalle forti doti compositive.

Voto: 8/10
Sergio Spampinato

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