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24 Aprile 2021 ,

Avishai Cohen Two Roses

2021 - Naïve/Believe
[Uscita: 16/04/2021]

È possibile pensare che in Israele chiamarsi Avishai Cohen sia come da noi Paolo Rossi: per esempio nel mondo del jazz ne abbiamo ben due: il trombettista classe 1978, di cui abbiamo recentemente recensito due album, e il contrabbassista classe 1970, di cui recensiamo il nuovo disco “Two Roses”. Questo lavoro rappresenta per Cohen la realizzazione di un sogno: incidere con un'orchestra sinfonica di novantadue elementi, la Gothenburg Symphony Orchestra, diretta da Alexander Hanson. Ad accompagnarlo due eclettici musicisti, il batterista Mark Guiliana, che gli amanti del rock ricorderanno a fianco di David Bowie nel capolavoro finale “Blackstar”, e quelli del jazz accanto a Brad Mehldau nello straordinario “Taming The Dragon”, e il pianista azero Elchin Shirinov, già accanto a Cohen nel precedente “Arvoles”. Ahinoi, a volte sarebbe meglio che i sogni restassero nel cassetto: l'incontro tra jazz e musica sinfonica (le due rose del titolo) è tra i più complicati, i due linguaggi possono essere opposti, il primo dà il meglio col piccolo gruppo e l'economia di note, la seconda non sempre evita la magniloquenza. In questo caso ad evitare gli eccessi non ci si riesce proprio: i temi, alcuni provenienti dal folklore, nella maggior parte autografi del trio, si trasformano in minisinfonie che troppo spesso scivolano nel kitsch, terribile poi quando si aggiunge il coro, come in When I'm Falling. Nei momenti in cui l'orchestra tace e piano o contrabbasso si liberano in solo, come nella parte centrale di Song For My Brother, si ha un po' di sollievo, purtroppo breve. Cohen si cimenta anche come cantante, nella classicissima Nature Boy mostra una bella voce da crooner che non sfigura nel confronto coi molti grandi che hanno in passato inciso questa canzone, peccato che l'arrangiamento (qui dello stesso bandleader, gli altri brani vedono la partecipazione di Robert Sadin, Jonathan Keren e Per Ekdal) sia anche in questo caso troppo strabordante, abbiamo addirittura le campane... Più che del jazz o della sperimentazione siamo dalle parti di una brutta colonna sonora da kolossal hollywoodiano. I tre musicisti, che in altre situazioni sono davvero ottimi, sono rimandati all'ascolto in trio o comunque con piccole formazioni. Viene la nostalgia di quando operazioni di questo tipo le faceva negli anni '70 Eumir Deodato, con risultati molto migliori.

Voto: 5/10
Alfredo Sgarlato

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