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2 Ottobre 2023 , ,

Sprain The Lamb As Effigy

2023 - The Flenser
[Uscita: 01/09/2023]

Appena consegnate le ultime munizioni di audacia all’idea che sia tutto andato, che non ci sia nulla per cui valga la pena di dedicare un’oretta del proprio tempo da sottrarre ad altre altrettanto scoraggianti, ma più remunerative attività; ebbene appena abbassiamo l’ultima difesa, arriva lui. Uscito il primo settembre in concomitanza con l’ingresso delle ansie autunnali da inizio del mondo, “The Lamb As Effigy” dei losangeliani Sprain è la sorpresa che non ti aspetti, soprattutto da chi, come loro, aveva sfornato un secondo album senza infamia né lode dal titolo “As Lost Through Collision“; uno di quegli album per cui ti sentiresti in vena di dire «interessante» se solo non lo avessi usato già altre duecentodieci volte per catalogare nell’ordine: 1. Stufato di zucchine di una tua amica inglese ricca 2. Cortometraggio di un tuo amico povero 3. Vino bianco albanese consigliato da un tuo zio emigrato lì. Ecco, “The Lamb As Effigy” è tutt’altro che interessante, anzi potrebbe anche assomigliare a un disco da sbadiglio se non fosse altro che è un lavoro notevolissimo, pieno zeppo di sfumature noir, organi con cicli sonori allungatissimi e una tensione autodistruttiva che insegue l’ascoltatore braccandolo senza tregua. La recensione potrebbe concludersi anche qui, con un caloroso invito a procedere immantinente all’ascolto. Tuttavia, considerata l’ampia eco che il disco probabilmente avrà almeno tra la nicchia di melomani più attenti, ci permettiamo di aggiungere qualche considerazione sulla scaletta dei brani contenuti nell’album che si apre con gli archi dell’intro di Man Proposes, God Disposes, i quali lasciano presto la scena al basso nervoso e a una serie quasi casuale di riff sghembi in salsa noise. L’atmosfera non muta nella successiva Reiterations la quale però aggiunge un buona carica ansiogena e una certa carica melodica indubbiamente patogena che non abbonderà più la tonalità di fondo del disco. È così che la successiva Privilege Of Being può fare sfoggio di una certa dimestichezza con la musica classica e di avanguardia contemporanea alla quale però assegna un valore da cultura bassa, riservando il proscenio dell’intensità sonora e artistica a chitarre bipenne e melodie sincopate. Difficilmente l’idea del puzzle sonoro così ambito in ambito postmoderno ha trovato espressione tanto chiara e felice, seppur credo, involontaria. Qualsosa di simile avviene nell’infinita e spettrale Margin For Error, baricentro temporale ed emotivo del disco, la quale con i suoi 25 minuti, nota più nota meno, ingloba ogni frammento rielaborandolo come elemento compositivo integrato in un insieme che per dissonanza valorizza ogni unità compositiva minima. La scommessa, riuscita, è quella del bricolage in una fiera del campionamento suonato che spesso lascia sconcertati, e non solo nella suite memorabile appena descritta, ma anche nell’elegia moderna di The Commercial Nude capace insieme alla successiva The Reclining Nude di formare un dittico che si lascia apprezzare per la rivisitazione del componimento rapsodico classico. E proprio i riferimenti classici sono tra i loop più suonati dagli Sprain, dei veri e propri campionamenti di senso, scelti con cura tra interesse del dettaglio, rivisitazione dei canoni del componimento pop e intarsi ottocenteschi. Già messo tra la lista delle cose migliori dell’ultimo decennio. E non solo per stomaci forti.

Voto: 8.5/10
Luca Gori

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