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20 Luglio 2013 ,

The Knife SHAKING THE HABITUAL

2013 - Rabid Records
[Uscita: 9/04/2013]

The Knife SHAKING THE HABITUAL - 2 CD 2013 – Rabid Records# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI

 

La prima cosa che colpisce nel terzo album degli svedesi The Knife è sicuramente la scintillante copertina rosa fluorescente con scritte e logo del gruppo in acceso verde-azzurro, perché sia subito evidente che nulla nella musica del duo formato dai fratelli Olof e Karin  Dreijer è fatto per passare inosservato o per essere supinamente e tranquillamente digerito, perché l’intento è quello di scuotere, di colpire l’ascoltatore, è davvero un coltello che affonda nell’ovvio delle nostre certezze e delle nostre abitudini. E poi la durata, un brano dura 19 minuti e i due cd sfiorano i cento minuti imponendo davvero un tour de force quanto mai duro e impegnativo, ma anche il lungo lasso di tempo che hanno fatto passare dal loro ultimo album, quel “Silent Shout”del 2006 che li aveva posti all’attenzione per il suo sorprendente synth-pop: 7 anni, un periodo che nella musica di oggi che tutto tritura con grande velocità rappresentano davvero un’era geologica. Naturalmente i due non sono stati con le mani in mano e nel frattempo hanno dato vita a vari progetti solisti, dal 2010 al 2012 si sono poi dedicati alle registrazioni di questo “Shaking The Habitual” lungo l’asse Berlino-Stoccolma. Se volessimo dare una definizione della musica di questo lavoro la definiremmo radicale, perché non scende a compromessi, non ha paura di mostrare asperità e durezze, anche i testi sono complessi e densi, sia che affrontino le tematiche del femminismo e delle differenze di genere sia quelle sociali e politiche. Non a caso influenze extramusicali importanti sono per il duo Michel Foucault (una sua frase dà il titolo al disco), scrittrici come Margaret Atwood e Jeanette Winterson, filosofe come la femminista e teorica del gender Judith Butler. Radicalismo politico che si manifesta anche nel fumetto di Liv Strömberg che accompagna il disco e che suona come un violento atto di accusa della ricchezza, per Olof «si deve prestare attenzione all’estrema ricchezza come problema del mondo piuttosto che alla povertà». Radicalismo nella critica decisa all’industria musicale e alle sue ferree leggi del profitto. Lo si sarà capito,“Shaking The Habitual” non è disco di facile ascolto, richiede impegno e attenzione, e se ne esce decisamente contenti e appagati, ma certo non sereni.

 

 

Questo è forse uno dei pochi dischi di questi anni che faranno parlare di sé anche in futuro, talmente è ricco di spunti e idee che fanno perdonare certi eccessi, come gli ostici 10 minuti di lamenti, angosce, suoni abrasivi di Fracking Fluid Injection. Molti i brani notevoli: i due singoli, A Tooth For An Eye va subito a segno con le percussioni tribali alla 23 Skidoo e la voce prodigiosa e di rara intensità di Karin, Full of Fire nove minuti di ritmo in crescendo ossessivo, rabbioso e distorto; nella bellissima A Cherry On Top  si placano le atmosfere in un ambient scuro e inquieto dai sapori kraut che culmina con il canto filtrato e suoni di derivazione orientale; The Knife SHAKING THE HABITUAL - 2 CD 2013 – Rabid RecordsWithout You My Life Would Be Boring è un canto inquieto e melodioso che sembra uscire da una giungla; Wrap Your Arms Around Me dal possente e solenne andamento lirico è come un’onda sonora che avanza inarrestabile; Old Dreams Waiting To Be Realized 19 minuti strumentali di drones, cupi, notturni, suoni che sembrano usciti fuori da luoghi tetri e inospitali dove albergano i nostri sogni, o meglio incubi, più oscuri e inconfessabili. Raging Lung suona straniante fra percussioni da riti paganeggianti, sonorità industrial e misticheggianti  fiati distorti mentre la voce di Karin si avvolge scura e disturbata sul tappeto sonoro; Networking è un funky elettronico strozzato, delirante e sottile; in Stay Out Of Here Karin duetta nervosamente con Shannon Funches che con le sue tonalità scure e tenebrose rende le atmosfere sulfuree e torbide. Un gran lavoro, specchio dei nostri angosciosi tempi.

Voto: 8.5/10
Ignazio Gulotta

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