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27 Giugno 2022 ,

Almamegretta Senghe

2022 - The Saifam Group
[Uscita: 10/06/2022]

Senghe significa in dialetto napoletano “fessura”, ovvero la crepa nel muro da cui entra la luce, la rottura di un blocco unico che viene attraversato da qualcosa di altro da sé. Questo è il significato del progetto Almamegretta, dimensione che si colloca fuori dal tempo per il suo modo di essere un sistema aperto alle diversità, alle contaminazioni che non tengono conti in sospeso con la necessità di adeguarsi alle tendenze. La band partenopea con “Senghe” dimostra di ritornare sulla scena, dopo una cesura temporale di sei anni (“EnnEnne” risale al 2016), con un lavoro solido e profondo, destinato a crescere ascolto dopo ascolto. La scrittura segue esattamente un impianto che è in linea con quello che ci si aspetta dagli Almamegretta, in quanto ogni brano segue un tracciato che parte dalla propria storia, anche in una accezione territoriale, per arrivare a lambire tangenzialmente quella sorta di futurismo che negli anni ‘90 era proprio del trip-hop. Chi ha amato dischi come “Sanacore” o “Lingo” e che ha vissuto gli anni del fervore e della mescolanza, oggi non vorrebbe ascoltare nulla di diverso da quello che è “Senghe”, perché ritrovare intatto un senso di fedeltà a se stessi è oggi più che mai un valore assoluto. Ecco perché colpisce particolarmente riascoltare la voce di Raiz liberare movenze dub frammiste alla poesia di una lingua non codificata che parte dal napoletano per trasformarsi in arabo, ebraico o in qualsiasi altro idioma che si radica sulle sponde del Mediterraneo. L’opener Figlio, singolo che ha anticipato l’album, scritto da Danilo Turco, insieme a Senghe e Sulo, è la pelle della tradizione della canzone napoletana tatuata con inchiostro dub, e versi tratti da una oscura drammaturgia di sentimenti che si intrecciano come vasi sanguigni. Homo Transient è una cantilena africana che nasce dalla terra come rito di passaggio, sostenuto dalle pulsazioni avvolgenti delle basse frequenze che penetrano sotto pelle, grazie soprattutto al rimarchevole lavoro di produzione del guru Paolo Baldini, ormai in pianta stabile nella band. In tutto l’album la lingua e il ritmo costituiscono elementi centrali di una fusione reciproca in moduli ritmici e sonori, definendo le traiettorie di un unico raga ipnotico, come Toy ed i suoi rimbalzi linguistici che si sviluppa in una coda di stampo bristoliano. Stella è una cover scritta da Fausto Mesolella degli Avion Travel, scomparso nel 2017 e con cui Raiz aveva già collaborato in passato: nella rielaborazione degli Almamegretta il brano fa risuonare nei vicoli napoletani il mare della Giamaica, in un abbraccio che sa di appartenenza reciproca. Dopo il rave di Ben Adam, arriva l’ipnosi di Senghe che discende nelle pieghe del blues desertico dei maliani Tinariwen prima di essere avvolta in una legnosa aurea drum’n’bass; con Make It Work e Water Di Garden siamo su un terreno irrorato da battiti in levare ed illuminati dalle stesse rifrazioni reggae dei Casino Royale. Se Miracolo celebra in qualche modo la tradizione cantautorale napoletana nella cui mappatura genetica ci sono inevitabilmente geni di Pino Daniele, con la chiusura di ‘O Campo troviamo la chitarra di Adriano Viterbini a sostenere lo spoken gutturale di Raiz, anche in questo caso interprete straordinario, dalla voce sempre cangiante come fosse una maschera diversa da indossare in ogni brano. "Senghe" parla di anime rotte da curare, ma anche di incontri fatti negli incroci sperduti della vita e delle sue infinite possibilità. Un ritorno, quello degli Almamegretta, di grande livello. Inatteso come le cose più sorprendenti.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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