Migliora leggibilitàStampa
14 Maggio 2014 ,

Echo & the Bunnymen METEORITES

2014 - 429 Records
[Uscita: 27/05/2014]

Echo-and-the-Bunnymen-MeteoritesEcho & The Bunnymen sono uno dei gruppi più longevi della storica ondata neo-psichedelica inglese dei primi anni 80. Gli unici esponenti ancora in vita potremmo aggiungere. Nel bene o nel male il gruppo da sempre si identifica con la figura del suo frontman Ian McCulloch, liverpooliano doc, 55 anni compiuti a Maggio. I suoi inizi risalgono addirittura al 1977, in pieno ciclone punk, con altri due grandi personaggi come Pete Wylie e Julian Cope. Si facevano chiamare Crucial Three. Preistoria. Dei gruppi neo-psichedelici degli eighties i Bunnymen sono stati probabilmente i migliori, al riguardo due dischi magnifici come "Crocodiles" (1980) e "Heaven up here" (1981) bastano ed avanzano per giustificare la loro esistenza nell'universo rock. Con qualche incidente di percorso disseminato sul percorso la produzione musicale successiva ai due top album si è sempre mantenuta su livelli dignitosi, pur non avvicinandosi qualitativamente a quei due album. Della formazione originale, perso per strada - è proprio il caso di dirlo visto che è morto nel 1989 in un incidente di moto, il batterista Pete De Freitas - sono adesso rimasti oltre a McCulloch solo il fido chitarrista Will Sergeant. Con loro sono adesso in formazione il chitarrista Gordy Goudie ed il bassista Stephen Brennan.

 

echobunnymen2014Quest'ultimo "Meteorites" è soltanto il dodicesimo disco in studio per i Bunnymen in ben 35 anni d'attività. Va detto che Ian ha sciolto e riunito il gruppo a suo piacimento in tutto questo tempo alternando i dischi della band alla sua non trascendentale attività solista. L'album è stato prodotto dal bassista dei Killing Joke, Martin "Youth" Glover e viene descritto da McCulloch come il disco di come avrebbero dovuti sempre essere i Bunnymen, intoccabili, belli e celestiali; il disco dovrebbe essere in teoria "un viaggio personale alla ricerca di se stesso". Purtroppo qui siamo allo smarrimento vero e proprio. L'ascolto del disco è sinceramente imbarazzante. Uscito a cinque anni di distanza dal discreto "The fountain" (2009) e sbandierato come un disco solista di Ian sotto la sigla Echo & the Bunnymen  è un lavoro senza capo né coda, senza una minima traccia delle glorie passate. Is this a breakdown, Grapes upon the vine  e gli otto interminabili minuti con ritmi da discoteca di Market Town sono pezzi orribili che ci riesce difficile pensare echo-and-the-bunnymen-composti dall'uomo di Liverpool. Lovers on the run e Burn it down,  con qualche dose di miele di troppo, si salvano a malapena. Ma sono briciole. Sembra incredibile che McCulloch abbia del tutto prosciugato la sua vena creativa e non riesca più a regalarci altre ballate del livello di Seven seas o The killing moon, tanto per non scomodare sempre i primi due lavori. Speriamo che l'egocentrico leader riesca a rimettere a posto i pezzi del suo meteorite chiamato Echo & the Bunnymen o scaraventi quel che ne rimane lontano dal pianeta terra.

 

Voto: 4.5/10
Ricardo Martillos
Inizio pagina